Fuori dall'università un tizio cerca di vendermi il giornale della sua fede.
- Professoressa, prende un giornale?
- Non sono professoressa.
- Meglio.
- Meglio no, non le prendo il giornale.
Avrei potuto vacillare, mi avesse chiamato studentessa. Procedo sicura e incontro altri quattro venditori della stessa merce. Anche quella che ammicca: lei la pensa come noi?
Io la penso come me, grazie. E mentre penso appunto, qualcosa mi colpisce. Credo che sia il pensiero di un piccione e cerco febbrilmente di appurare se sono presentabile mentre entro in aula. Anche se non devo interrogare, né essere interrogato.
Penso che sta andando proprio male. Poi un rumore e un lampo di movimenti convulsi: una ragazza è cascata dalla sedia.
Penso che a qualcuno va sempre peggio.
Notte e a qualcuno va sempre peggio.
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