Non c'è tempo per il futuro, figurarsi per il passato. Ondeggiare, come un ragno, nell'aria: ci sente così fragili e potenti negli anni dell'uragano. Ti scappa via tutto, ma nulla ti imprigiona.
Dentro queste note, soffia tutta la tempesta, tutte le devastazioni che abbiamo vissuto o sentito senza che un confine preciso si infili e ci metta al riparo. Penso a quando mi bombardavano con film, tg e canzoni, da ragazza, in attesa naturalmente dell'annunciata bomba vera. Penso a quando chiusi gli occhi davanti alle Torri Gemelle. E penso a ogni volto che incrocio, segnato dalla miseria e dal vuoto, in una fotografia o a pochi metri da me, magari sotto i portici della metropoli con le sue poche cose. Risento le storie e le richieste di aiuto, che mi accompagnano da trent'anni: io lì, solo con una penna e un computer a non salvare il mondo. E la musica, a cercare di proteggermi.
Sometimes I feel no emotions
Sometimes I break down and cry
Ondeggiando anche tra questi due stati, di assenza di emozioni apparenti e della loro esplosione, mi sembra quasi che sì, qualcosa ci sia che ci spinga avanti sempre e comunque. Forse la stessa forza dell'uragano, di cui in qualche modo siamo diventati parte, perché ci si trasforma sempre un po' in ciò che si combatte.
Allora si può dire, si riesce a dire: va tutto bene. Anche se hai un biglietto che non ti conduce da nessuna parte: negli anni dell'uragano, credo sia la carta d'imbarco migliore. L'unico modo per non perdersi mai davvero.
It's alright
Hurricane years, Alice Cooper, canzone per tutto il giorno.
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