venerdì 20 dicembre 2024

Prioritariamente (tanto Natale per te)


Per quanto questo vento sappia sbuffarmi contro, l'aria qui sembra così tranquilla. Sarà che ho sparso tanto Natale, tanto Natale per te, mamma. 

Quando ti eri preoccupata del mio primo Natale, avevo solo sei mesi e ti industriasti con papà per farmi stringere tra le manine un dono che restasse per sempre: che io lo capissi o no.

Adesso vorrei che questo Natale fosse solo per te. Un fiume di calore, in questo mare di vita in cui ci sono pochi scogli a cui aggrapparsi per riprendere fiato.

Prioritariamente tu: grazie a te, ho preso decisioni anche dolorose, ho tranciato le mie radici più profonde e scoperto il vuoto di legami inesistenti, ho acquisito consapevolezza di grandi solitudini e di angeli nascosti.

Ora ti osservo mentre vuoi essere perfetta, io che ci ho rinunciato da decenni. Forse ti scapperà ancora un bacio oppure troverai il difetto nel mio allestimento, ma ciò non cambia che prioritariamente ci sei tu e tutto il resto è sbiadito. Anche tutto quel vociare fuori si è spento. Perché ci sei tu.

sabato 14 dicembre 2024

La luna e tu più di lei

 


Nascosta dietro il tetto, attira la nostra attenzione gettando il candore sul terrazzo. Un tappeto morbido steso sul pavimento, che ci invita a giocare. Del resto, le lucine natalizie appese accanto hanno già risposto.

Allora alziamo lo sguardo e appare lei, che sembra rubare la scena ma non può rubare ciò che è già suo. La luna sopra il monte di luci, indifferente anche a un aereo che graffia il cielo, a tutto l'urlare di colori nel silenzio di Natale. Così distante da poterci abbracciare in un momento, e del suo abbraccio ho bisogno oggi più che mai, dopo aver attraversato tanto apparire e poche, infinite sincerità.

Come le tue piccole mani che vogliono mettere monete per accendere una candela e quando lo faccio io, la vera luce ancora una volta sei tu. Stella mia da un mattino lontano, sangue di chi mi ha dato la vita, amica da sempre e per l'eternità in cui credi fermamente, il tuo sguardo fisso sulla Madonna: come splendevi anche oggi, più di tutto e tutti. Più della luna di questa sera, che pur vorrei portarti, ma i tuoi occhi - da cui ho visto uscire troppe lacrime - sono chiusi da ore.

Spero che ci pensi lei a scivolare verso di te, che ti svegli per un attimo solo e ti faccia vedere ciò che so che desideri prima di trasportarti in un sogno. 

domenica 8 dicembre 2024

Un'allegria anzitempo (e contro il tempo lottare un poco, ancora)

 


È scivolata via anche la pioggia: me ne accorgo da un vago rossore e corro fuori come una bambina. Prima più potente, poi come una carezza al campanile da cui potrebbero giungermi le tue note presto. La renna, non si lascia disorientare, anzi si veste di un'allegria anzitempo.

L'agenda si riempie di incontri che mischiano le mie vite, tu stai vergando biglietti fiduciosa e io mi sento tentata da quel rossore allegro, facendo cadere un bacio per caso e annegando una lacrima perché contro il tempo lotto un poco, ancora.


mercoledì 4 dicembre 2024

Fuasté con Progetto Cultura a "Più libri più liberi" - ROMA

 


Fuasté a Roma. Sembra un titolo nel titolo, ma è soprattutto una gioia poter avere un'ulteriore occasione di incontro con la Fiera "Più libri più liberi". 

Progetto Cultura - casa editrice romana a cui sono grata per aver creduto nel mio libro, con parola "esotica" sfidante nel titolo poi -  anche quest'anno sarà infatti  alla "Nuvola" dell'Eur (viale Asia, 25 - Roma) dal 4 all'8 dicembre (orario 10-20). Si troverà allo stand A64 con i suoi libri, tra cui il mio.  

Mi spiace non poterci essere fisicamente, perché sarà una fiera bellissima e lo stand della casa editrice sicuramente ricco di storie speciali.

Ma parla per me questo libro in cui ho creduto tanto e che mi ha permesso di incontrare "forestieri" lettori capaci di darmi grandi emozioni.

https://plpl.it/espositore/progetto-cultura/

IL MIO LIBRO QUI

sabato 30 novembre 2024

Quando la nebbia si insinua (è tutto più chiaro)


 Quando si insinua la nebbia nelle nostre vite, mette in chiaro tutto. I dubbi, la bellezza nascosta il tepore del sole che non dichiara resa all'inverno.

Un grattacielo si inchina alla natura, io cerco di fissarmi negli occhi questo racconto delle immagini e impasto esili parole.

Quando la nebbia si insinua nelle nostre vite, tra le strade fiere di Milano o di un paese che non vuole apparire, c'è un ultimo raggio che brilla. È quello che ci rivela non tutto, ma ciò che conta. Che fissa un attimo imperdibile, in cui siamo finiti dentro per caso noi.

venerdì 29 novembre 2024

Identità perdute, eppure salvate

 


Identità perdute, eppure salvate da un'ultima, irresistibile carezza della macchina fotografica. O meglio di uno sguardo, quello di Davide Comotti che a Crespi d'Adda ha saputo attraversare volti e ricordi, stemperati nel tempo.

"Immagini destinate a scomparire dal cimitero di Crespi d’Adda" è il sottotitolo della mostra di Davide che ha accolto all'Unesco Visitor Centre i partecipanti al festival "Produzioni ininterrotte". Sabato 30 novembre alle ore 17 presenta "Identità Perdute" a Nembro nell'ambito degli eventi fuori Crespi, un viaggio nel viaggio.

È stupefacente camminare tra quelle immagini che accompagnano la morte, la accentuano in ciò che sembra tentare di scivolarle via: la memoria. Ma in quelle foto "catturate" da Davide la dissolvenza è frenata da un particolare che resiste per un tempo indefinito, dal sussulto che provoca in noi e improvvisamente proprio grazie a quel dettaglio ci rendiamo conto di prendere consapevolezza di quella persona e di volerne sapere di più. 

Occhi neri ci chiedono di guardare e ricordare. E non dimenticare.

Nel cimitero, mentre qualcuno affretta il passo, il loro è un invito a rallentare e a osservare il luogo, con rispetto.

Affascina ogni angolo di Crespi, il suo ordine metodologico che sa sfociare in bellezza, ma al cimitero tutto sembra scomporsi e ricomporsi in un disegno. Tutti diventano uguali, ma anche queste immagini contribuiscono a far pensare che forse non è così. Che ciò che si è stati, può sbiadire, eppure proprio per questo sollevare la nostra voce. Entra in scena quel "Dovere di memoria" di cui parla Giorgio Ravasio, presidente dell'associazione. Crespi d'Adda. È lui a commentare: «Il passato ci insegue. Non scompare mai».

Ci troviamo così a cercare di fermare con un dito una goccia (di acqua o di tempo) che scivola su un disegno: non incontra colori, ma bianco e nero pronti ugualmente a sfaldarsi. Tutto se ne va, se ne andrà, ma noi grazie a Davide abbiamo fissato con i nostri occhi un momento irripetibile sulla tela delle vite. Abbiamo salvato quelle identità perdute, e anche un po' la nostra.

domenica 24 novembre 2024

Noi forestieri in cammino




L'anno corre verso la conclusione, ma noi forestieri siamo sempre in cammino.

Lo è il mio libro "L'ultimo dei Fuasté" (Edizioni Progetto Cultura) che tornerà a incontrare chi vuole conoscere meglio Mario, Malik e tutti i personaggi mai esistiti ma indissolubilmente persone. A gennaio, si riprende con le presentazioni.  

Ma il viaggio già continua, il viaggio non si ferma mai. Ogni passo, ogni testimonianza, ogni messaggio che ho ricevuto su questa storia è una ricarica per me. Sono stata anche meravigliata ancora una volta dalla Vita, che mi ha dimostrato come superi anche in modo estremamente inattesi la fantasia.

Che cosa accade in un'azienda, in un piccolo mondo e nel mondo immenso che è l'umanità: lo leggete qui.

TROVATE IL LIBRO QUI

Ma questa io come la ballo?


 Ma questa io come la ballo? La frase finale di una serie - non spoileriamo - mi insegue da giorni. Perché tu credi di fare ciò che sei, quindi si presentano periodicamente inevitabili incrinature. Tuttavia, resisti perché ti dici che sì, è questa la vita, non si può essere sempre ciò che si vuole e non ti devi fare menate.

Il tuo fiume di azioni continua a scorrere con un sorriso neanche di circostanza: ci credi davvero. Finché un fatto, minuscolo o immenso, ti sprofonda nella consapevolezza: tu non sei quella cosa lì. Capisci così quanta sofferenza tu ti sia inflitta nel cercare di deviare il tuo corso, intrappolarlo in convinzioni e convenienze.

Capisci che tu, di ballare non hai voglia affatto. Magari di volare o camminare o non muoverti un centimetro, di suonare, cantare o stare muta.

Tu sei un fiume, con il suo corso dolcemente invariabile come la natura della rana e dello scorpione.

Tu, non hai più voglia di ballare, perché non è ciò che sei.

venerdì 22 novembre 2024

Such an ignorant thing to do

Quarant'anni fa mi bombardarono con la paura della guerra atomica e non mi ha mai realmente abbandonata. Eppure oggi, constatato che un muro abbattuto significa molto meno di ciò che  pensavo, la sento più presente che mai.
Perché condanniamo le democrazie, fallimentari quanto vogliamo, ma pieghiamo il capo di fronte alle dittature.
Siamo attentissimi ai diritti, ma insultiamo chi li tutela e osanniamo chi li calpesta. Processiamo uno stato democratico e crediamo a dittatori e terroristi.
Contraddizioni sconvolte e sconvolgenti, scegliamo chi è carnefice graziando chi lo dilania. 

Come quasi quarant'anni fa, io non ci sto.
Such an ignorant thing to do 
Condannando una democrazia, fallace o addirittura fallimentare, ci condanniamo a morte.

giovedì 14 novembre 2024

Se mi guardi

 

Conto - infine e prima ancora - per il tuo sguardo. Che spezzi una cortina di nuvole, giochi con la luna o si mimetizzi con assoluta perfezione.

Se mi guardi, esisto e so persino amare quel mio tremare, che si trasforma in fiducioso abbandono.

Se mi guardi, esisto e ti guardo anch'io.


When I'm feelin' blue

All I have to do is take a look at you


mercoledì 13 novembre 2024

Noi simili, distanti


 Non pensavo che avrei respirato un giorno senza di te, papà. In effetti, è proprio così. Anche oggi, anche di fronte ai fallimenti, a ciò che ho perso di quanto mi hai affidato, alla consapevolezza della differenza cosmica tra noi simili, ti ho qui con me.

Sedici anni dopo aver chiuso gli occhi tuoi e un po' i miei, non ho niente da dire, o dimostrarti: tu vedi tutto più di me. Faccio come la micia e mi accoccolo davanti alla tua immagine, quella che pulsa nella mia anima.

Noi simili, distanti: cosa è venuto in mente a qualcuno di separarci.

Non pensavo che avrei respirato un giorno senza di te. Non allontanarti, davvero: rimedierò a qualcosa, ti deluderò in molto, ti amerò in tutto.


sabato 9 novembre 2024

Il tempo è follemente dalla mia parte



 Molti anni fa, ero incazzatissima con me, non con il batterista uscente dei Kiss. Perché mi dicevo, sono appena scesa in pista e lui se ne va. Per fortuna, è scoccata la scintilla di umanità con il successore, Eric Carr che è entrato a pieno titolo nel mio L'importanza di essere secondi.

Tuttavia, in un momento di esitazione presi il suo primo album da solista e capii che aveva troppi messaggi per me. Per questa assurda ragione, credo, lo misi frettolosamente da parte. Oggi non posso più. Colpita da controversi segnali, penso che sia proprio così.

Mi sentivo fregata dal tempo, forse perché non gli credevo affatto. E adesso il tempo è follemente dalla mia parte.

Adoro la coincidenza tra tempo e volta, in inglese, perché è un richiamo alla responsabilità. 

Questo è il mio tempo, questa è la mia volta. Questa, semplicemente, sono io. 


lunedì 4 novembre 2024

È tempo di fermare il tempo

 


Ma dove lo rovesciamo, tutto questo tempo? In un contenitore che scuotiamo e buttiamo poi via?

È tempo di fermare il tempo. Capire, nelle pieghe più profonde, che nessuno è immortale e un nostro attimo nella nostra corsa folle merita la sua attenzione. Che nemmeno noi immortali siamo, per quanto ce la tiriamo.

Frammenti di polvere, neanche calcolabili in una clessidra, diciamo: non abbiamo tempo.

È tempo di fermare il tempo, di ascoltare vecchie storie, anche cento volte e cento volte cambiate. Di perdersi negli occhi di chi ha tanto lottato e di ritrovare i nostri. Di piantarla di pensare che il mondo non può stare senza di noi.

In modo maldestro ho deciso di fermare il mio tempo e ringrazio chi l'ha fatto per rendere felice mia madre, e anche me, in queste ore di festa improvvisata. Scendendo dal piedistallo del suo tempo, immerso nella nostra polvere che è di terra e stelle.

martedì 29 ottobre 2024

Tutto mi fissa un attimo e passa via


 Si capovolge tutto o resta sospeso. Dall'infelicità senza desideri alla consapevolezza senza pensieri.

In quella fessura sottile sgorgano momenti inafferrabili, né voglio tendere la mano per fermarli.

È la prima volta che sono andata a casa di una bambina e l'ho trovata, ma sua madre mi ha gelata: ha fatto altre amicizie. Da allora, quanto percepivo l'indifferenza o la negatività, mi sono spesso allontanata per prima.

È il nonno che mi porta a fare il sonnellino, di fronte all'enorme quadro degli avi che poi ho scoperto piccolissimo: i loro occhi luce tenue nel buio.

È il corridoio lunghissimo o il prato selvaggio pieno di profumi e insidie.

È il mio sguardo incerto da adolescente, con una sua solennità.

È il primo concerto e quello che ancora non si sta palesando.

È il primo errore, la prima volta che mi accorsi di non vedere bene. Quella in cui mi resi conto che dentro le anime leggevo anche meno.

È il primo grido d'amore, su un terrazzo che voleva strappare il velo di afa.

La prima opera, regalata da fiere mure.

È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come lei, minuscola creatura, che storicamente mi ispirava un diligente terrore. Io mi avvicino e si muove lentamente, come se non sapesse come considerarmi, un'ombra impalpabile o un pericolo. L'ho osservata mentre prendeva un respiro e si arrampicava con dignità.

È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come me.


domenica 27 ottobre 2024

Insieme, non si è fuasté. Lo sussurra anche Crespi


Tutti insieme. Di nuovo o per la prima volta, ma la differenza è sempre scolpita da quella parola: insieme. A Crespi d'Adda - questo luogo stretto da un filo alla mia città, filo che diventa doppio nel ricordo di un amico straordinario come Francesco Bonfanti - "L'ultimo dei Fuasté" si è trovato a casa come pensava, come pensavamo in occasione del festival Produzioni Ininterrotte (QUI). 

In una pacata domenica d'autunno Mario e Malik hanno scrutato questo villaggio che ha attraversato i tempi, assieme a noi: forse colti da stupore, come lo avverto io ogni volta.

Di nuovo, a Crespi d'Adda a sussultare scorgendo la "mia" chiesa, ad accarezzare le quiete vie con lo sguardo, a riascoltare in un cassetto dell'anima i racconti di Francesco. Così entro nell'Unesco Visitor Center in netto anticipo e vengo accolta da un'immagine mia e del libro. Attendo i miei amici: Mimmo e Rosy che a Crespi vivono e Alessandra che sapevo, sentivo di dover riabbracciare qui.

Attendo i miei amici da Busto, da Como ed ecco la prima volta, per me una benedizione indescrivibile. Michele e Giuseppe, autori delle prefazioni, finora si erano incontrati solo su quelle pagine, ma ora sono uno accanto all'altro e mi sembra un quadro ricomposto, naturale. Come l'abbraccio perenne con Paola o lo sguardo luminoso di Pina. Dopo l'introduzione calorosa di Giorgio Ravasio dialoghiamo con Enzo Galbiati e anche in quest'occasione scorrono dentro di me frammenti di incontri, sensazioni, empatia vissuti negli anni.

Non sono più una cronista, forse non lo volevo nemmeno essere. Il pensiero corre indietro a un giorno lontano in cui andai con i tifosi della Pro Patria dal Papa. Francesco voleva scrivere un articolo, ma non mi domandò certo la cronaca.

Marilù parlami dell'emozione... quella che ti chiude il fiato... cosa ti ha emanato la persona/Papa

Eccola qui, Francesco.  È come quella che mi afferra alla gola oggi.

Francesco era un cantastorie (non perdetevi la lettura dei suoi testi, del "poeta operaio" vissuto a Crespi d’Adda venerdì 1 novembre alle 21 con Giuseppe Galbiati), io invento storie per sfuggire dalle gabbie della cronaca e forse sopravvivere.

Ma si sopravvive, solo tutti insieme; solo così si smorza la condizione di fuasté sulla terra.

Noi siamo tutti insieme oggi, anche insieme a un amico che qui non può essere fisicamente e si sente una tigre in gabbia. Un lottatore da cui imparo silenziosamente e quando glielo dico, lui mi risponde: che altro posso fare? La sua naturalezza, anche in questa risposta, mi riporta alla frase del mio imprenditore (poco) misterioso: c'è un solo modo di fare le cose. Verso gli altri e anche verso noi stessi.

https://www.progettocultura.it/index.php?id_product=1594&rewrite=lultimo-dei-fuaste-marilena-lualdi&controller=product

Mercoledì 30 a Como: info QUI.


giovedì 24 ottobre 2024

È il mio terzo tempo

 

Dopo un considerevole percorso di vita a bisticciare con me stessa e con le immagini che gli altri hanno scattato implacabilmente su di me, è giunto il mio terzo tempo.

Prima a fare di tutto per conciliare, quindi per spaccare. Sempre con uno strato di dipendenza inconcepibile, sopra di me.  

Tesi, antitesi, ora si farà strada la sintesi? Preferisco quell'idea lì: il terzo tempo. Andare fuori a prendere un bicchiere con l'avversaria che sono stata di me stessa, respirare un vigneto, condividere le ansie e le gioie di chi mi ha dato la luce per tutto il tempo che l'avrò accanto a me, scrutare nel bicchiere della mia anima senza chiedermi niente.

La filosofia. La Kabbalah. Lo yoga, recente alleato. Quanti mi stanno porgendo la mano. Scopro angoli di me, che neanche immaginavo, e diventano protagonisti come quelli arcinoti.

Questo è il mio terzo tempo. Non importa quante nuvole sopra il mio capo, io sto vivendo nella dimensione spero più autentica di me stessa: una ricerca, che non si esaurisce mai, ma si spoglia dell'ansia.

Questo è il mio terzo tempo. Marilena, Mari, Zanzy, Malu, Marilù, Lualdi Lèssi, Galli e tutto ciò che scorre dentro.

Questo è il mio terzo tempo, inaccessibile se non a Chi mi ha creato.

mercoledì 23 ottobre 2024

Solo ottocento milioni di respiri

 



Ottocento milioni di respiri, in una vita lunga e saggia. Non riesco a contarli, mentre Giuseppe ci apre la porta su questa perla custodita da lontano, nella tradizione yoga.

Ottocento milioni di respiri. Una fitta mi sfiora: tantissimi, non infiniti. Anzi, in un lampo vi avverto dentro il nostro limite.

Ottocento milioni di respiri: la forza di ciascuno da custodire, gestire, soppesare. 

Come ottocento milioni di pensieri: ti perdi dentro, eppure sai che è nulla, in confronto alla storia del mondo.

Solo ottocento milioni di respiri: mentre torno a casa, scorgo le luci del nostro santuario che mi fa perdere felicemente nel tempo. Anzi no: galantuomo o tiranno, il tempo non esiste, come mi ha assicurato la Kabbalah.

Grata per ogni respiro, io cerco di essere come mi è stato donato.

domenica 20 ottobre 2024

Il lavoro e l'umanità del mio romanzo al festival di Crespi d'Adda, a casa

Ogni luogo dove arriva "L'ultimo dei Fuasté" (edizioni Progetto Cultura) è quello giusto, perché parla di lavoro e umanità, intrecciati saldamente nelle vite, nei desideri, nelle difficoltà di ciascuno.
Ma tra una settimana - domenica 27 ottobre alle ore 11, Unesco Visitor Centre Crespi d'Adda, corso Manzoni 18 - la cornice è particolarmente significativa. Una parola anzi inadeguata, e sostituisco subito "casa" a "cornice". A Crespi e al festival di letteratura del lavoro Produzioni Ininterrotte: un'opportunità di cui sono grata.


Crespi d'Adda significa tanto, tantissimo per me. Per la donna che ha cercato di conoscere meglio il lavoro e di raccontarlo, sui giornali e poi in questo romanzo. Per la discendente di tessili, mi emoziona molto ricordare che la mia bisnonna era una Crespi Tengitt: quel filo, l'ho sempre sentito tanto, tantissimo. Per l'amica, e qui si riannoda tutto: Crespi d'Adda per me è Francesco Bonfanti, il suo benvenuto, il suo tocco di cantastorie che non narra esistenze altrui, ma ti trasporta dentro un mondo che è anche il suo. 

Penso che a Crespi, come in altri posti, si sono unite per lavorare persone molto diverse, anche di provenienza. Si saranno sentiti forestieri talvolta, forse spesso, e ciò che facevano, come venivano accolti poteva attenuare queste sensazioni e così plasmare una comunità.

In questi mesi ho ascoltato tante altre storie, che riguardano le imprese e di persone venute da lontano, in cerca di speranza. È ciò che vogliamo tutti, la speranza, in un universo di solitudini da scrollare via. 

Sarò felice di presentare Mario e Malik, le pagine da loro percorse, i dubbi, le arrabbiature, i sorrisi. 

SAGGISTICA Mario è un piccolo imprenditore che si sente forestiero nel suo Paese. Finché incontra Malik e fa qualcosa di cui non si sarebbe mai creduto capace.  Un incontro tra due (e più) solitudini, un viaggio nell’impresa di oggi, le sue sfide, i suoi drammi, i suoi momenti lievi: in una parola, la sua umanità

https://www.produzioniininterrotte.it/marilena-lualdi/

sabato 19 ottobre 2024

Voltando pagina di colpo (la tua insuperabile bellezza)


 Mi sono persa tra la delicatezza di una rosa e la brillantezza di una margherita, finché qualcuno ha voltato pagina di colpo. Così, sei comparsa tu: una foglia agli ultimi guizzi, che assomigliano a lampi di fuoco. Niente mi è parso ammantato di fascino quanto te, perché sulla tua pelle scorre la meraviglia. La ricompensa a chi poco si aspettava, ma non si è mai arreso a non essere pronto a stupirsi.

Dentro l'autunno, i morsi del freddo e dell'avvizzimento, eppure questa consapevolezza che vi brilla dentro una bellezza insuperabile. Non so per quanto tempo me lo ricorderò; probabilmente, ho già smarrito questa fragile memoria al primo assalto di tempesta.

Qualcuno ha voltato la pagina di colpo e di nuovo la girerà. Potrò avvertire un soffio gelido, ma chissà che non compaia tu, con i tuoi lampi di fuoco, di insuperabile bellezza. 

sabato 12 ottobre 2024

La grande e inconscia gravità propria delle ragazze (cit)


 Ed ivi scorse la sorella di Gregory, la fanciulla dai capelli color oro, che tagliava dei lillà prima della colazione, con la grande e inconscia gravità propria delle ragazze.

Ci sono incontri che si possono descrivere solo con, come i libri. Amicizie, a maggior ragione. Questa frase, del libro che ci ha unite con quella grande e inconscia gravità, è de'"L'uomo che fu Giovedì" di Chesterton. Mi suonava diversa nel mio vecchio libro, ora l'ho letta e meditata su un'edizione di 12 anni fa.

Certo è che mentre il poliziotto e l'anarchico - apparentemente, entrambi - ci facevano addentrare nelle pagine con le loro schermaglie ed azioni, c'era una ragazza che apriva e chiudeva la scena. C'era una ragazza, che faceva la differenza.

Quando dico di essere grata all'Università Cattolica, è per la fame di sapere, quella voracità buona che mi ha trasmesso, quella ricerca che sfianca talvolta ma mi sprona. Tuttavia, la riconoscenza passa anche e soprattutto dalle persone che sono affiorate nella mia vita. 

Come te, amica mia. Da 37 anni a questa parte abbiamo cominciato diverse strade insieme, compresa quella del giornalismo - a Milano, scrivendo sulle riviste di design - anche se poi abbiamo svolto due professioni diverse. Abbiamo diviso momenti, non anni, per rimanere in citazioni affini a quelle letterarie. Fino a quello speciale di una settimana fa, con naturalezza insieme dai campioni di Team Equa.

Quando ti ascolto e ti guardo, accanto alle conferme  - anche visibili, come la tendenza a comparire con colori simili, del resto spesso ci scambiavano per sorelle -, avverto anche una speciale meraviglia: quella per il tuo entusiasmo, espresso con una straordinaria pacatezza e proprio per questo così autentico. Lo percepisco e te lo invidio, in modo sano, un po'. Finché non me lo sento addosso anch'io.

venerdì 11 ottobre 2024

Quello che sei, ti rimane dentro

 

Quello che sei, ti rimane dentro. E rimane dentro me.

Anche quando le giornate mi calpestano, c'è un momento in cui ti osservo, ti ascolto e scopro altro di te. Di me.

Come che sei fiera di ciò che hai fatto, mentre io non credo mai di aver camminato abbastanza. E sembri aver cancellato dentro di te il taglio netto che hai dato a ciò che amavi fare, per me, per noi. 

Io, me lo ricordo bene; anzi ogni giorno di più, mi percuote la memoria questa tua rinuncia, mamma. Così, anche quando le giornate mi calpestano, non posso che pensare che qualsiasi cosa io faccia non raggiungerà mai i tuoi doni, neanche li sfiorerà.

Ti guardo, dopo tanto tempo, provare di nuovo a cimentarti sulla tua macchina da scrivere, quella su cui mi hai insegnato a muovermi quand'ero appena bambina, con naturalezza. La portai pure a fare l'esame, a Roma. Non rimase ancora in giro molto tempo: fu riposta all'insediamento glaciale del computer. 

Adesso, la tiriamo fuori perché vogliamo vederti così: come sei. Perché quello che sei, ti rimane dentro, anche nelle giornate che ci calpestano.

sabato 5 ottobre 2024

La felicità non arriva mai da sola. I campioni della libertà

 

La felicità di vivere le luci delle medaglie splendere insieme ai sorrisi dei campioni, vibra in questa serata a Santa Cristina e Bissone. Da quando, lo scorso anno, ci siamo appassionati all'impegno di Team Equa e degli atleti che volevamo nel nostro piccolo sostenere nel nome di papà (QUI e QUI), quella bicicletta ci ha fatto respirare qualcosa che non riuscivamo a definire fino in fondo.

Dopo il cammino di questi mesi è stata gioia pura ascoltare la storia di ogni campione, a partire da Lorenzo e Davide che hanno messo le ali alle Paralimpiadi di Parigi verso il bronzo - la prima medaglia della nostra nazionale - e poi hanno affrontato la sfida dei mondiali. La bici con l'etichetta dedicata a "Nino Lualdi" e "Papà Nino", tutta da accarezzare per me. 

Ma ogni storia è stata per noi (che gioia per me avere accanto l'amica di una vita) importante, perché questa è una grande squadra, in cui Ercole Spada è il presidente, l'angelo, il padre.

Alla fine, la soluzione all'arcano ci è stata indicata da Fabrizio Conegliani, che torna dalle Paralimpiadi e dai Mondiali, ricco di medaglie ma anche di un'altra vittoria ancora più pazzesca. Il guerriero della luce - come è stato definito in omaggio a Coelho - che sta per conquistare anche l'ultimo oro nella gara in linea e poi decide di fermarsi, di offrire l'opportunità di realizzare il proprio sogno anche all'avversario e amico (termini che stanno raramente insieme in alcuni sport) Hordies Maxime, all'ultima competizione. Questa decisione gli consegnerà un argento, che non è però un premio minore. 

Quando Fabrizio racconta la bellezza di quelle medaglie, ne svela l'emozione e quella sensazione di libertà che arriva insieme al premio e all'inno.

Libertà.

Quella parola mi ha inchiodato ai ricordi, perché sì, ho visto mio padre incredibilmente libero. Lui che secondo il mondo doveva avere chance limitate, lui che ha dovuto rinunciare a cose che per gli altri erano scontate, è stato sempre un uomo libero e ha superato ostacoli reali: altri li avevano solo nella mente, eppure si sono fermati.

A modo suo, ha anche rinunciato a un oro nella sua vita, perché ha smesso di girare il mondo - come amava tanto fare, nella sua libertà - quando il suo mondo sono diventata io. 

Grazie ragazzi, grazie Team Equa. La felicità non arriva mai da sola: si porta dietro, dentro, la libertà e la lealtà.


Sostenete Team Equa

giovedì 3 ottobre 2024

Vercelli e il calore sotto la pioggia

Pomeriggio piovoso di cui non ti rendi conto a Vercelli, perché la pioggia ti accarezza e si scioglie in una profonda umanità.

Quella di Flavio Quaranta, nel quale l'attenzione agli attuali accadimenti e quella alla storia tracciano una via verso il futuro. Alla biblioteca sono lieta di aprire questo mese i Giovedì dell'autore e grata per l'accoglienza. È una sensazione strana, quando Flavio parla dei miei amici personaggi, a tratti mi commuovo come se li incontrassi per la prima volta. In un certo senso, è proprio così: c'erano prima di me e ci saranno a prescindere.

Poco prima di assistere a questa magia, qui ho conosciuto altre persone spettacolari, chi si adopera per i più fragili e chi guida un'impresa carica di storia, la cui luce brilla ancora nei suoi occhi come il primo giorno. Sopra di noi, brillano una e cento stelle: la prima è quella di Marco Sartori, senza il quale non avrei mai conosciuto Flavio. 

Questo è il miracolo di un piccolo libro e dei Fuasté: ti incammini in una città bella come Vercelli e il calore sotto la pioggia ti sprona a non fermarti.

lunedì 30 settembre 2024

Non ho saputo guardarvi negli occhi (in viaggio verso la fine)

  Thanks PaulAndersonUK for the picture



Viaggiavo verso un'ulteriore tappa di conoscenza, mentre ho incrociato un camion che trasportava maiali. I loro musi, ho fatto in tempo a intravedere, prima di distogliere lo sguardo.

Li ho immaginati stupiti, stressati, eppure ignari, verso il viaggio finale. 

Non ho saputo guardarvi negli occhi, per sussurrare che vi voglio bene, perché il mio bene - come spesso accade - non serve a nulla.

Non ho saputo guardarvi negli occhi, lanciarvi un'occhiata non posso dire di umanità, ma da creatura. Sono stata travolta da mille pensieri. Che avrei fermato il camion, offrendo una marea di soldi se fossi stata ricca, e poi dove vi avrei portato, quando qui, con il ritornello della peste suina, ci si sente accerchiati.

Al sicuro dall'uomo, al sicuro dal tempo. Ma al sicuro non esiste, per voi e per ciascuno di noi. Perché noi esseri umani ci sentiamo onnipotenti ma nessuna ora possiamo aggiungere alla nostra vita. Eppure decretiamo la fine della vostra, dopo un viaggio martoriante, per sentirci vivi.

domenica 29 settembre 2024

Basta a sentirsi meno solo (grazie fratello rock)

 


Ho salvato il poster, poiché il tappeto d'erba mi è scivolato via. Dio solo sa quanto mi manchi quel calore sotto il capo, ma almeno la mia coperta rock mi protegge dai primi bagliori di freddo.

Non lo capivo fino in fondo... fino ad oggi. Mentre ero in auto e parlavo all'altoparlante, mando un grido. 

Che c'è?

Un fratello.

Un ciclista, con una maglietta che sulla schiena urla tutte le date dell'End of the road tour dei Kiss. Ha capelli abbastanza lunghi e grigi, un'energia che non conosco mentre pedala, ma lo riconosco ugualmente. Non gli suono il clacson, più civile di Zalone in Norvegia, ma quando lo supero devo mandargli un segnale. Prima una V di vittoria, rallentando, poi gli mostro il pollice.

Forse mi manderà al diavolo, invece no: mi riconosce pure lui e ricambia il gesto.

Non siamo amici, ma siamo fratelli.

In queste settimane, mi è tornato spesso in mente il pensiero di mia nonna materna: all'inizio tutti ti sono solidali, ma alla lunga chi è malato, chi lotta e soffre, è ignorato e così chi gli è fianco.  

Ma c'è qualcosa, qualcuno che non potrà abbandonarlo, ci mai. Uno, è quel brivido rock, quel riconoscersi per un istante, che basta a sentirsi meno solo.  

giovedì 26 settembre 2024

Quasi lo facessimo accadere

 

Penso a mondi che non riesco a sfiorare, profumi che sono comparsi solo per uno spezzone di istante, verità che mi sono sfuggite con un brivido di piacere, illusioni che invano hanno cercato di rimanermi addosso.

Questo guazzabuglio di vita,  si sottomette alla vista di una rosa testarda. Siamo ancora qui, pronte a stupirci di ciò che ogni giorno accade, quasi lo facessimo accadere.

domenica 22 settembre 2024

Solo nel vigneto


Solo al cospetto dei vigneti respiro la pace e mi vi immergo quando mi avvicino, quando i piedi vengono accolti dalla terra e dalle erbe, il volto sfiorato dalla brezza e da una farfalla distratta.

Un filo che unisce gli anni del mio cammino, solo raramente interrotto o distratto anch'esso. Vedo don Cauda raccogliere la tonaca prima di entrare nella vigna, papà e la sua affettuosa ammirazione, io che consumo una sacra merenda con la Cita, 

Solo lì capisco che l'uomo e la natura insieme sono un portento, penso che sia possibile migliorare insieme, che tutto si fermi per lasciare che il tempo detti paziente le sue condizioni. Entrano le creature selvatiche, che noi vogliamo no, e so quanto costi, ma io - che voglio amare tutte le creature e che selvatica mi sento - credo che sia come la porzione degli angeli per il whisky. 

Solo nel vigneto, sento che qualcosa è possibile. Solo nel vigneto mi fermo senza perdermi. Solo nel vigneto forse sono io.


venerdì 20 settembre 2024

Ho salvato uno scoiattolo e un pezzo di me

 

Sarà anche perché ieri ho visto uno scoiattolo morto, come addormentato, su un marciapiede. L'ho segnalato a un vigile, con il cuore ferito di chi non ha ancora capito cosa accade ogni istante. Questa mattina, quando ne ho visto un altro in giro spensierato, con le cornacchie in agguato, mi sono improvvisata vigile. Le ho allontanate e sono rimasta per quanto potevo a controllare che l'animaletto trovasse rifugio.

Per quanto? Non si può trovare rifugio per sempre.

Sono andata via, con questa dolorosa convinzione; ho incontrato una persona che da 13 anni ricorda con dolce ostinazione mio fratello. L'ho condotta in giro per la città, gli ho fatto conoscere l'altro fratello, ascoltare i canti nascosti di questo nostro tessuto urbano. Quando ci siamo trovati davanti alla basilica, è come se mi fossi accorta solo in quel momento: l'addio a mio fratello, l'abbiamo pronunciato qui. Come l'ultimo caffè con lui, chi lo scorda quella mattina, la fatica pazzesca che affrontò per venire a berlo con me, quei pochi metri da casa sua come chilometri.

Mi commuove, questa persona che ha scavato nella bellezza nascosta della mia città e ha reso omaggio a mio fratello.

Mi commuove chi non dimentica, chi si prende cura del passato e del futuro. 

E come quando mi chiesero di parlare alla prima edizione del premio dedicato a mio fratello, ecco che mi trovo a sparare una battuta per rompere il velo della commozione. Sono fiera di avercela fatta, ma poi, quando sono in un momento apparentemente tranquillo, ordino al bancone e mi accorgo che mi osservano.

Scorrono lacrime sul mio volto, più forti di me.

Questa mattina ho salvato uno scoiattolo, non so per quanto.

Questa mattina ho salvato un pezzo di me e tu hai sorriso, fratello mio.

giovedì 19 settembre 2024

All my life, been so polite (c'è gentilezza e c'è masochismo)

 

Lo so, avevo appena reso omaggio alla gentilezza (qui), ma non esistono per una filosofa che voleva laurearsi con una tesi su Feyerabend le tesi scolpite nell'assoluto. 

C'è una gentilezza che rinfresca, come quella che citai poche ore fa, e una che rischia di essere scambiata per debolezza. 

All my life, been so polite

così canta una figura di riferimento, Ken alias  Ryan Gosling in Barbie. Siccome non ho la patente da intellettuale da sventolare forzatamente davanti ai guardiani dell'alta cultura, non temo di citare questo film che mi ha fatto riflettere più di altri, carichi più di sbadigli che di concetti.

Tutta la vita sono stata così gentile... No, non come Ken, sono stata anche orribile, ma se prendiamo il termine gentile nell'accezione prima menzionata, sì, lo sono stata. 

Capi chinati o borbottii, reazioni fiammanti spente per gentilezza. 

Per debolezza.

Ho preferito spesso andarmene invece di litigare. Piangere invece di urlare (arte che applico in genere due o tre volte all'anno, anche perché ho scarsa voce). Soffocare invece di soffiare in faccia la mia verità.

Allora, c'è gentilezza e c'è masochismo. Io sono scarsa allieva sul primo fronte, voglio ritirarmi senza indugio dal corso del secondo.

Crescere, credo significhi investire energie nella gentilezza autentica. Quella che ti fa essere grata se qualcuno commette un piccolo gesto, comprensiva se non può proprio farlo, ma ti fa anche diventare indifferente verso chi si dichiara amico e non scorge neanche in lontananza il dramma che stai vivendo, persone che si lagnano del loro stato e intanto fanno ciò che vogliono calpestando ciò che fa bene a molti, se non a tutti.

Mi stai parlando? Facciamo che non ti capisco. 

Forse cadrà anche il prossimo velo di gentilezza: guarda, non me ne frega proprio.

Intanto canticchio: per tutta la mia vita sono stata gentile... Adesso questa fase della vita prevede che io sia gentile con me stessa.

martedì 17 settembre 2024

La formazione non finiva lì (ciao dottor Alicicco)

 

La formazione non finiva lì. Sulla panchina c'erano personaggi determinanti per la mia Roma, per il suo presente, il suo futuro, la sua salute fisica non solo. 

Leggo della scomparsa del dottor Alicicco e sì, penso che la formazione stampata nella mia anima contemplava anche lui, oltre naturalmente a Giorgio Rossi. La loro presenza rassicurante e discreta, finita sotto i riflettori quando hanno salvato delle vite. Ma loro c'erano sempre, la vita intrecciata a quel lavoro che era passione. 

La formazione non finiva lì. E nemmeno il calcio, che oggi muove tanto le labbra, poco i cuori: non più il mio.

lunedì 16 settembre 2024

Un fiore scivolato nell'autunno

 

Non cerco più, adesso che sento i morsi dell'autunno. Latita chi dovrebbe capire ciò che stai vivendo o almeno sedersi al tuo fianco in silenzio,  persino chi pagheresti banalmente per sistemare questo o quello in casa non è una banalità.

Dopo una caccia stata, oggi si palesa un operaio ad affrontare uno dei guai sospesi ed è già una bellissima notizia. Parlava sottovoce - e questa è una notizia straordinaria - e anche con gli occhi: un fitto comunicare di gentilezza.

Non ha solo risolto il mio guaio, ma mi ha lasciato una sensazione di pace. Come un fiore scivolato nell'autunno, che ruba la scena alle tante foglie cadenti del mio cammino, vite che non c'entrano più con la mia.

mercoledì 11 settembre 2024

Come quando chiusi gli occhi (Non posso desiderare tutto, non posso controllare tutto)


Roberto, da autentico amico e qual è, mi trasmette tutta la forza delle Paralimpiadi. Con i suoi racconti, le immagini, questa adorabile mascotte che a Parigi ha gridato più forte di tutti. Sono con Lorenzo e Davide,  con Team Equa, con Ercole: il bronzo è il lavoro di due anime fusa in una.

Mi ha immerso nella mia cascata di desideri e paure, in questo momento più potenti che mai. Non posso volere tutto, non posso aver paura di tutto. Non posso lanciarmi come mio padre sulle strade in bici verso il Ticino, sia perché sono una cagasotto, sia perché questo è un mondo irrimediabilmente compromesso.

Non posso desiderare tutto, non posso controllare tutto. Posso Vivere, posso trarre il meglio di me stessa o almeno provarci. Non posso essere te, papà, posso fare come te, rimanendo assolutamente me.

Tanti anni fa qualcuno mi buttò in acqua pensando: così imparerà a nuotare. Era un imbecille, ho affrontato fior di corsi con le medesime paure.

Adesso galleggio su una consapevolezza: noi vivremo, lotteremo, avanzeremo verso i nostri sogni.

Come quando chiusi gli occhi, perché ero accerchiata sul campo, e feci canestro da metà campo. Fu la mia mente - chi dice che fosse il cuore - a scorgere la salvezza più lontano. Non feci la differenza in quella partita, ma nella mia testa, sì.

mercoledì 4 settembre 2024

Non si può perdere nemmeno un piccolo miracolo

Piccoli miracoli, scintille che squarciano muri di buio. Come tu che combatti e poi acconsenti a un'acconciatura dopo tanto tempo. 

Non si può perdere nemmeno un piccolo miracolo, quando si ama la vita. E tu, la vita mi hai dato, mamma.

Piccoli miracoli, che ti accarezzano e poi sembrano ritrarsi, cacciati dall'oscurità quotidiana. Invece, con amorevole ostinazione si riaffacciano e si posano sulla nostra pelle umida. Come, con un bacio.

venerdì 30 agosto 2024

Cercando la linea perfetta verso la meraviglia

 

Alice Bel Colle, tra Moscato e Barbera



Cercando la linea perfetta, tracciata con gentile fermezza, verso la meraviglia.


lunedì 26 agosto 2024

O muori o rinasci

 

Sei appena arrivato, chissà se tornato è l'espressione più giusta. Toglieremo un po' di polvere, la lasceremo scivolare via con le cattiverie e le indifferenze e ci troveremo a conversare, tra ricordi e scherzi.

Sotto quest'estate che brucia i pensieri, mentre prima fingeva di liberarli, mi trovo.

Non so mettere a fuoco nitidamente le sensazioni, finché inciampo in un'altra vita, in un'altra storia. Una giovane donna che assicura: o muori o rinasci.

E io, finché posso, ho voglia di rinascere.

domenica 4 agosto 2024

Testimone solitario


 Stavo scrivendo "guerriero", ma ormai questo periodo lacerato ha scosso il vocabolario così forte, che alcune parole sono scivolate via.

Non sopporto più quelle legate al combattimento. La vita non è armi in pugno, forse un lento scorrere o un impetuoso incedere ma senza travolgere nessuno.

Ti ho incontrato dopo una giornata di amicizia e gratitudine, una festa di una persona generosa. Non sei un guerriero solitario, bensì un testimone.

Ci vuole molto più coraggio, a essere testimone. Soprattutto, il coraggio lo devi trovare tu dentro te stesso: non te lo deve gridare qualche inutile generale.

Testimone solitario, una pagina di vita su uno spettacolo meraviglioso ma non scontato: tu vegli e racconti con il tuo essere lì, una potenza dall'apparenza quasi casuale, quindi decisiva.

I testimoni solitari, che non chiedono nulla, provano a scrivere righe tremanti e a volte se ne pentono. Ma molto più spesso, chiudono il quaderno o il pc in fretta e ci sospirano sopra, cercando di allontanarsi con il pensiero.

Testimone solitario, che mi ricordi il compagno di una vita, ora custodito da altri: grazie per avermi ricordato, in una giornata di amicizia e gratitudine, che non sarò mai sola.

La tua voce, veramente (grazie e andiamo avanti a sognare)


 L'annuncio degli Aerosmith non mi spiazza, ma ciò non significa che non mi ferisca: non puoi più cantare Steven, non come hai fatto per anni incommensurabili.

Non è la fine del mondo, ti sussurro, mentre vorrei accarezzare quella testa da cui sono uscite note ed emozioni quasi infinite. Bisogna fermarsi, a volte: l'ho imparato io qualche anno prima.

Io che vi ho conosciuto di rimbalzo, nelle band che vi adoravano. Io che ho imparato a sognare, a modo voi, con voi.

E poi vogliamo parlare del primo anno terribile della mia vita. No, aspetta: prima un lampo di gioia.

Quando scrivo il mio primo articolo non di cronaca o affine, su di voi. Il mio collega e amico Luca mi ricompensa così: con un biglietto per il vostro concerto a Milano. È una serata pazzesca e con me c'è la mia migliore amica, quella che non mi ha abbandonato mai, la mia Roccia indiscussa per oltre quarant'anni. 

Ok, torniamo avanti. Io vado a un banale controllo medico e mi trovo al pronto soccorso. Solo tu, Steven, sembri capire ciò che accade: c'è un Buco, nella mia anima, specchio del mio corpo.

Da allora, non mi avete mai lasciato. E adesso vi fermate, com'è giusto che sia. Non si può restare uguali, non si può tornare indietro.

Bisogna fermarsi.

Ma la tua voce, veramente, non si può arrestare. Non dentro di me, non quell'energia che mi ha spinto a ribellarmi così a lungo, a dichiarare: sono in sella ancora,  non illudetevi.

Tuttavia, non ho parole, non davvero: sarà per quello che la radio mi grida dentro ciò che non trovare dentro di me. Sono i vostri Gemelli Diversi, i Kiss, con Crazy Nights.

Sometimes days are so hard to survive, oh yeah
A million ways to bury you alive, hey
The sun goes down like a bad, bad dream
You're wound up tight, gotta let off steam
They say they can break you again and again
If life is a radio, turn up to ten

La tua voce, veramente, Steven, non può più risuonare, ma noi andiamo ad alzare il volume della radio della vita e la sentiamo più che mai. 

Grazie e andiamo avanti a sognare.


venerdì 2 agosto 2024

Non si può restare bambini. Bisogna esserlo


 Ho commesso innumerevoli errori, il primo è stato cercare di restare bambina o tornare in quella condizione solo apparentemente immacolata, in realtà così intricata se la vediamo in ottica adulta.

Adesso, ti ho lasciato andare, bimba Marilena. Definitivamente, o così mi sembra, che di definitivo non c'è nulla nella vita.

Però, tra lacrime e sangue, ho provato a permetterti di volare via.

Non si può restare bambini, attaccati a ciò che sembra vincolarci in quella condizione. Che fortuna, ho usato il verbo giusto: vincolarci. 

Io, invece, voglio cercare di essere libera e allora non posso tornare bambina. Voglio esserlo.

Voglio ascoltarti piccola Marilena (o Menamena o Malena o Mari come mi chiamavano i miei piccoli amici, Malu era troppo da grandi), perché ne sai più tu di me. Sognante, annoiata, generosa, egocentrica, dedita a uno o più sogni, pretenziosa. Accarezzare le onde, parlare con le volpi, scrivere storie per liberare il cuore, camminare scalza tra un filo d'erba e di apprensione, volere tantissimo un abbraccio e fuggirne, stringere un albero e lasciarlo libero, ascoltare i saggi ma non farmi dire da nessuno "so io quello che è giusto" (del resto, un saggio non lo farebbe mai) e molto altro. 

Non si può restare bambini. Bisogna esserlo. Prendere sul proprio palmo se stessi minuscoli e ascoltare. Ci potrebbe essere un mondo che si spalanca: anche un solo sussulto sarebbe un terremoto buono.

domenica 28 luglio 2024

Desta per il mio sogno


 Quando sto per deporre un sogno o il progetto di una vita, il mio sguardo corre fuori per non incontrarne altri e non lasciare che i pensieri vengano trafitti. Incrocio uno dei graffiti che imperversano sui muri del grigio scenario quotidiano.

Sogna ma non dormire

Chissà se pensavo di sognare, mentre in realtà dormivo, mi chiedo. Chissà dove si trova la formula perfetta di questa alchimia, per cui un sogno ti conduce alla tua realtà, disegnata apposta per te, sempre che tu la voglia. Sempre che tu voglia essere felice o provarci.

Mi scuoto dal sogno o dal sonno ed esco. Quella scritta mi segue e forse a lungo mi seguirà. È tempo che mi svegli, che io sia desta per il mio sogno.

mercoledì 24 luglio 2024

Grazie di prestarmi questo cielo


 Grazie di prestarmi questo cielo, questo respiro meravigliato appena sveglia, grazie di quel risveglio stesso e della pace della notte.

Il tuo infinito prestito, la mia limitata devozione: tutto si scioglie sulla tela del mattino.

Il Poco e il Tutto

 

Solo dalla signora Anna, mi scivola via la maschera e apro il cuore. I miei occhi non possono nascondere ciò che divampa dentro di me.

La barista più longeva d'Italia, nel paese da me tanto amato: scorrono i titoli, le immagini, le riprese, come anch'io nel mio mestiere ho fatto.

Ma lei è Anna. La mia dolce filosofa: a papà versava aperitivo e sguardo sul lago, a me anche sulla vita. Mi ricorda un po' la Nanda, che incontravo sempre nelle mie passeggiate in città. Nanda doveva aiutarmi a fare a maglia decentemente, cosa che avevo provato in tante occasioni, anche in collina con aiuto di autorevoli signore. Bocciata inesorabilmente, decisi che non era per me; allora Nanda mi confortava con immersioni nella vita.

Non era per me, la maglia? Ora non so se sia vero. 

Né mi importa. Ascolto Anna, che ha vissuto lo stesso mio dolore, confidato a lei soltanto, nel suo percorso di quasi cento anni e mi aiuta a vederne la ragionevolezza. Ascolto lei che si dice fortunata di questo lungo cammino, benedetta perché non ha mai provato gelosia o invidia di nessuno e credo che questo sia un elisir invincibile.

Mi sono sempre accontentata di poco e quel poco non mi è mai mancato.

Adesso siamo vicine, i nostri occhi sono azzurri ma i suoi splendono più dei miei. Non sono gelosa, sono grata. Lei mi prende per mano e mi conduce fuori, alla vita che mi aspetta. 

Gustando il Poco, per amore del Tutto.

venerdì 19 luglio 2024

Goccia di luce


 Dopo l'ennesima notte in cui il sonno si è messo a inseguire i pensieri, la luce del giorno si affaccia e si lascia catturare. Per un istante. 

Goccia di luce, riluttante a sciogliersi, sospesa sui turbamenti. La smania di controllo ci ha inaridito e lei, dolcemente ribelle, è un balsamo che si adagia come una carezza. Per un istante.

mercoledì 17 luglio 2024

Cosa farebbe una (Barbie) sveglia


Barbie sta affrontando con destrezza il Rocky Horror e Jesus Christ Superstar. Mio padre mica mi aveva ribattezzata "Sacro e profano" per niente. 

Grazie a una spettatrice più saggia di me, ne conosco ogni battuta. Così, anche oggi che il mondo andava alla rovescia, mi è venuto in mente questo quesito: che cosa farebbe una Barbie sveglia?

Io manco sono una Barbie, figurati. Ma l'interessante domanda resta, per un po'.

Perché a riacquisire lucidità in qualche modo riesco, però non davanti a tesi inoppugnabili, bensì davanti a a un "ti voglio bene" di un uomo speciale al quale mi aveva silenziosamente affidato mio padre prima di andare via.

Eccomi, sono (una Barbie) sveglia. O almeno ci provo.

domenica 14 luglio 2024

Le estati senza solitudine

 

Mi mancano le estati che si coloravano di libertà e di promesse di amicizia, a volte persino patti di sangue come in una canzone di Bon Jovi.

Sapevi che saresti corsa da loro, che sarebbero corsi da te, al primo balenare di tempesta e a volte anche solo per un abbraccio che rendeva meno soffocante il caldo, nel turbinio delle canzoni e dei giochi condivisi.

Estati in cui non conoscevi la solitudine, anche quando eri sola, perché sentivi che non lo saresti rimasta davvero mai. Non potevi telefonare, non avevi messaggi da inviare, né servivano, perché ci si diceva tutto in differenti modi.

Poi la vita corre via silenziosa, qualcuno va avanti e non hai fatto nemmeno in tempo a rivederlo; qualcuno si allontana, qualcuno forse non ti è mai stato vicino veramente. Volti sbiaditi oppure ormai estranei si sovrappongono nella cornice dei ricordi. Le estati senza solitudine si sono sciolte nella nebbia dell'indifferenza, in una tempesta in un bicchier d'acqua o si sono spente di noia.

Adesso che devi combattere ancora di più, in un mondo che riconosci nel suo gelo, adesso che in fondo l'estate non arriva mai, sogneresti solo un lampo di quelle estati senza solitudine, in cui non ti avrebbero mai fatto un graffio se non per gioco e poi piangendo con te; in cui saresti corsa da loro come hai fatto tante volte per asciugare le loro lacrime; in cui sarebbero corsi da te vedendo o meglio ancora prevedendo la tua sofferenza.

Ma questa è la stagione della vita più autentica, quella della consapevolezza. Le estati senza solitudine, un'illusione scivolata via.

mercoledì 10 luglio 2024

La nostra economia circolare


 Era un'estate pazzesca, seconda solo alla mitica dell'84. Stavo per girare il mondo, non delle isole, nella mia testa, ma voltandomi avvertivo la morsa nel cuore nel lasciarti. Mica eri da solo, però era senza me: quindi solo. Come accade a me di questi tempi.

Spesso mi soffermo sui biglietti con date differenti che ti lasciai, per raccontarti che non ero distante, e sulle risposte che meticolosamente tu mi scrivesti per consegnarmele al ritorno. Solo ora contemplo con un sorriso che scivola in emozione la busta.

Io ti scrissi: per papà, da aprire quando vuole.

Tu hai preso quella busta, come faccio io disperatamente quando non ne trovo in casa nonostante io ne acquisti piuttosto regolarmente, e con x e parole aggiunte l'hai aggiornata: per Marilena, da aprire quando rientri.

La nostra economia circolare, dipinta in una busta. Non lasciare che niente vada perduto, allora dove sono quei frammenti di cuore strappati bruscamente: li troverò in una busta, nascosta da qualche parte.

Il tempo solo per me

 

C'è un tempo solo per me, ritagliato minuziosamente, accolto con meraviglia, strappato a una tempesta o alle percosse del sole. Minuscolo e immenso, come il mio mitico stanzino in cui riponevo poster, rosari e riflessioni scarabocchiate, mischiati a vecchi giochi.

Quel tempo, dissimulato tra le presenze altrui, vicine e lontane, celato con un sorriso o uno sguardo assente o ancora con una briosa conversazione. Mi rintano sotto il vento e ammiro il cielo che passa, senza contare il tempo ma godendo del suo silenzio.