Ho visto che oggi compieresti 60 anni, quasi non ci credo. Non credevo alla tua età, nemmeno quando te ne andasti.
Mauro scanzonato e ragazzino, ma in grado di combattere la malattia come un guerriero feroce. Ricordo come ne parlavi e davo per scontato che ce l'avresti fatta. Perdonami, davo per scontate troppe cose e non è che sia cresciuta molto di più.
La tua forza emergeva in tutto. Persino nella tenacia di giocare a tennis o di uscire dall'ospedale e farti una mangiata cosmica. Conservo una foto di carnevale, tu con la parrucca che fingevi di strozzarmi e io che fingevo di lottare. Quante follie scorrevano allora, libere e grandiose, sotto lo sguardo ancora più pazzerello di Antonio.
Ricordo la risata che ci siamo fatti un pomeriggio, quando andasti dalla redazione in centro a comprare un libro. Arrivasti tesissimo: ti avevano rubato la macchina, spiegasti. All'uscita dalla libreria non l'avevi più trovata. Avvisasti le forze dell'ordine. Un'ora dopo, l'illuminazione: in libreria ci eri andato a piedi. Ridemmo come dei matti. Avremmo riso sempre, nonostante tutto.
Tranne in quell'agosto di 12 anni fa.
Auguri in cielo, Mauro.
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