La vera storia di Qualcosa Qualcuno è immensa, e difficile da narrare, perché rinchiusa in una cantina.
In un'estate in cui ero piccina e tu il mio mito: correre da te mi spalancava il cuore, come spalancate erano le braccia di mio nonno quando mi accoglieva e poi mi portava in campagna.
Tu sei la mia luce, la mia maestra. Da te ascoltavo Qualcosa qualcuno e contavo timida le mie efelidi, che bisognava cercare di frenare seguendo la ferrea logica di Via col vento.
Poi, lui se n'è andato. Aveva appena danzato con me, e a un tratto non l'ho visto più. Te ne sei andata anche tu. Ti ho cercata, poiché sapevo che c'eri e avevi quelle efelidi che ti univano a me. Ma non eri più la mia maestra, eri distante e in cammino sulla tua strada.
Ti sono venuta incontro, quando è nato il tuo duplice sogno. Volevo tanto che fosse anche il mio. Ma se era il tuo sogno, era la mia illusione. Ho provato, in tutti i modi, anche in nome di quelle danze e di quel profumo di libertà struggente che se ne andava con Qualcosa Qualcuno.
Ma a te non importava, apparentemente. Ti ho scritto, e nemmeno so se quei fogli hai conservato.
So che sei lontana, stretta al tuo sogno diventato realtà. E che adesso non ci voglio più pensare.
Mi è rimasta di te solo quella canzone, la più bella di Umberto Tozzi. E quella, non potrai toglierla alla tua piccolina, che hai lasciato crescere distante.
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