Chiudiamo gli stadi, sento tuonare, spesso da persone che allo stadio credo non vengano da 20 anni o mai ci hanno messo piede.
Chiudiamo anche le piazze. Le strade. Ogni spazio, perché bisogna essere prudente. Si può imitare l'esempio della stazione centrale della mia città, dove i vandali hanno messo ko i bagni pubblici. Per risolvere il problema, non è che hanno preso i vandali o quale altra mirabolante, e noiosa, operazione.
No, hanno chiuso i bagni. A tutti. I viaggiatori pagano un biglietto per salire sul treno e si devono aggrappare a quello pure nel momento del bisogno.
Questa non è la mia città, punto. Questa è l'Italia. Siccome si è pecore davanti a pochi lupi (pure spelacchiati, a ben osservare), si considera più cauto togliere i diritti al gregge che difficilmente si ribella. E pagare per tutti.
Bravi, chiudete gli stadi come i bagni. Datela vinta ai vandali e ai farabutti, finché troveranno il prossimo sfogo.
Si sfogano, poi scoppieranno a piangere se noi continueremo a resistere. Vince chi piange per ultimo, perché impara a limitare i bisogni. Un giorno finalmente ci stancheremo pronti ad abbandonare i pascoli e a raggiungere la via del mare o delle nevi nel ritorno all'esilio... verso un eden immaginario. Non mi piace, ma... forse... un'altra vita...
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