Ci laviamo la coscienza, con quello che possiamo. Briciole di carta o di tela per asciugare lacrime che in realtà non versiamo realmente.
Soffocando sorrisi di inconsapevolezza, e forse di vaga convinzione sul proprio merito. Come se scegliessimo davvero dove muovere i primi passi. Dove andare avanti.
Lavarsi la coscienza, con ciò che si può. Di dimensioni infime, di tessuto scarso. Come la nostra coscienza di ciò che siamo e di ciò che diventiamo, per un dono o una dannazione.
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