Non ho combinato un granché, mi dico a un certo punto. Mi sono rincorsa, mi sono sporcata (prima con l'aceto balsamico, nonostante l'aiuto di un'anima pia, poi con il gelato al cocco, mi ricordo), mi sono persa, non sono riuscita ad aiutare un'amica che si stava immergendo in una trappola.
Penso ben poca cosa di me e mi sta bene.
Finché arriva una telefonata, quella di un amico inaspettato. Lo è diventato in questi mesi, senza che lo meritassi. E so che lo è. Perché non ha bisogno di me (ah, Jim Morrison, le tue tracce di verità) e perché ha molto a cui pensare, eppure si preoccupa del mio bene.
Lui vuole pronunciare un'unica parola: grazie. Ma io non ho fatto niente, se non riportare un complimento altrui.
- Tu mi hai reso felice, in un periodo così difficile per me.
E se ti ho reso felice, anche solo per un istante, io continuerò a pensare ben cosa di me. Ma con un sorriso lieve.
Notte e mi hai reso felice.
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