Se c'è uno schermo nero, che incombe sugli ultimi tuoi candidi pensieri, forse devi correre. E se ti ribelli, se vuoi alzare lo sguardo ancora, se ti riprometti di fare un'altra deviazione, sai già come finirà.
Sarai fradicia e in fondo è la condizione ideale per non far capire se a scoppiare sia tu o il cielo.
Un bombardamento surreale, dall'aria e dalla terra: persino il sistema d'irrigazione del prato impazzisce e si scaglia contro di te. Un signore gentile, che mastica un inglese asiatico, trova rifugio momentaneo sotto la sua stessa pensilina e con sguardo triste assiste alla fuga dei pochi taxi e furgoni in giro.
- Indifference.
Lo sentenzi e poi aggiungi, ancora più in salsa maccheronica: no human compassion.
Lui sorride, sempre con mestizia, e nemmeno tu l'assisti, perché quando riesci a correre oltre le file di auto, tanto ormai sei inzuppata e l'acqua scorre anche nei polmoni, ti dici: dovrei tornare indietro, capire se abbia trovato un passaggio per quei fatidici trecento metri.
Ma metti che sia uno stupratore, un assassino, e tutto insieme per sicurezza.
Oh, come stanno male le idee inzuppate, finché le asciughi e sembrano splendere: se c'è uno schermo nero, è bene allontanarsi. E in fretta. In ogni circostanza.
Notte e cominci a correre.
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