giovedì 16 agosto 2018

Dei vetri e delle cacche (con licenza parlando)

Pochi capiscono la triste sorte di finire con i piedi in una cacca, magari quando sto raccogliendo quella del mio cane. Punita dal destino, mentre svolgo il mio dovere, mi dico.

Con licenza parlando, mi chiedo però se abbiamo idea di come siano conciate, no, di come stiamo conciando le nostre strade in molti altri modi, incancellabili o giù di lì.

In questi giorni osservavo il povero netturbino, il suo sguardo davanti a cestini pieni di tutto ciò che andrebbe smaltito con altro stile di civiltà. 

In questi giorni, mentre raccoglievo il bisognino del cane, sono incappata tra l'erba in un pezzo affilato di vetro. Che non si dissolve insomma come fa una triste cacca sotto la pioggia. Ancor meno un pezzo di plastica.

Un cucchiaino di metallo nel giardino del condominio, ormai pubblico.

Misteriosi anelli di plastica.

Cotton fioc.

Assorbenti.

Però certo le cacche e talvolta gli animali (per chi ama deviare le responsabilità) sono il Problema. Peccato che siano l'unico elemento che gli animali in questione  lascino su questa preziosa terra. Elemento che dovremmo togliere noi, insieme a plastica, vetro, metallo e altre indissolubili follie.

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