Nella mia valle ci siamo imbattuti nel ponte degli operai. Bisogna percorrere ignari un tratto nel bosco e sperare, pregare di non rimanere nel buio per sempre.
Figo dirlo a ottobre, ma chiudo gli occhi e mi trovo a gennaio. I brividi, i piedi che sentono i morsi del ghiaccio con scarpe di fortuna. Il fango si fa duro, ogni passo maldestro. Il fiume ruggisce vicino e sembra dentro di te.
Questa la sorte di chi costruisce finché non vede un ponte: il fiume ora si lascia domare e osserva da sotto il passaggio gentile.
Il ponte degli operai, non sente i mormorii di chi è intento a dividere. È la salvezza di cui pochi si accorgono, se intenti non sono a compiere il proprio dovere.
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