sabato 5 ottobre 2019

Instant Aida (per sempre)

E' solo quando arrivo a Busseto, che lascio scivolare il tempo. Ho combattuto contro i ritardi pretestuosi, anche quelli del traffico. Io ho una missione da compiere e tutti si mettono di traverso, mi dico: è proprio quella giusta.
Instant Aida: viverla, assorbirla, rilasciarla. Rispettare un impegno non scritto e poi forse raccontarla. O meglio, raccontare un frammento di giornata dedicato solo a me, al piacere di vivere e di scoprirsi.

Rallentando

Tutto è cominciato due mesi fa e molto prima. Un viaggio nel Piacentino, che invitava a fermarsi. Noi varchiamo anche il fragile confine e incontriamo il paese natio di Giuseppe Verdi. Quando torno a casa, non riesco a togliermi dalla testa il festival di Parma e decido così che sarei andata a Busseto, al cospetto dell'Aida. L'avevo promesso a mio padre tanti anni fa, o meglio lui me l'aveva chiesto e io non avevo risposto. Da poco avevo scoperto l'opera. Ma tra noi era così: le parole non dette contavano persino di più.

Aida, la magnificenza, il grande per eccellenza. E io so che il teatro di Busseto è un gioiello minuscolo. Ma non importa, so che quella sarà la mia Aida. Che poi è questo il senso: voglio andarci da sola, partire dopo il lavoro, tornare la mattina presto per prendermi cura di tutte le esigenze di famiglia.
Una manciata di ore, tuttavia, sarà solo mia. E quando sono in coda, già alle prime tracce di Milano, l'ansia mi afferra alla gola e mi fa quasi desistere. Ci arrivo lo stesso, a Busseto, mezz'ora prima dell'opera sono al bed and breakfast. Il Trovatore, mi accoglie Michele e mi invita a respirare.

- Ma come, sarà già aperta la biglietteria, sono in ritardo.

- No, non è in ritardo, adesso aprirà ed è a pochi minuti da qui.

Io lo sento già, che il tempo ha cambiato ritmo, che questa Instant Aida sarà per sempre. 

Il cielo a poco a poco

Il teatro mi sta aspettando, come il tramonto, a pochi  metri dal parcheggio. Quando afferro il biglietto, prendo il fiato per salire al loggione, ma un signore mi ferma: guardi, salga in ascensore con me, io scenderò al primo piano, lei al terzo. 

Obbedisco e mi incasino com'è nella mia indole, o meglio in quella che conosco meglio, per trovare il posto giusto. Per un attimo mi affaccio e penso che se tenderò una mano toccherò il soffitto e il cielo. Le persone chiacchierano e anch'io mi trovo coinvolta in questo vortice buono, mentre i musicisti accordano e il sipario non accenna il minimo movimento.

Mi porgono anche un complimento: «Lei arriva così, dorme poche ore e domani all'alba riparte? Lei è una donna attiva, complimenti». Forse dovrei dire che le donne sono spesso così, ma raramente per se stesse: per questo raramente vengono sgamate. Ma sono tutti pensieri che possono attendere.

Verdi sta per dire la sua, lui che in questo teatro mai avrebbe messo piede: Toscanini sì, però, una lapide lo ricorda.

 La trama e le parole raccontano la forza delle donne, anche le loro cadute, e la devozione incredibile del condottiero. Ma nessuno sa parlare quanto la musica. Nel primo atto già le lacrime mi tentano, per la sua coerenza dolorosa. In quello finale, il distinto signore accanto a me mi rassicurerà: guardi che tengo qui i fazzoletti per lei.


Come a casa


Qui provo qualcosa che in altri teatri non avevo ancora percepito. Qui occhi e orecchie sono concentratissimi, ma si coglie anche una leggerezza che è familiarità. Sì, mi sembra di ritrovarmi a quei tavoli di un tempo, dove si conversa guardando un programma speciale alla tv. La Marcia trionfale accentua questa sensazione: il punto in cui tutti ci ritroviamo con impeccabile sintonia.

Solo che qui muore Aida, e il suo amato, e quella tomba in cui si trovano rinchiusi vivi, inchioda lo sguardo.

Rifiuto il pacchetto di fazzoletti: io voglio piangere libera.

Perché sono come a casa, anzi a casa. Piango per le vittime e colei che si è trovata carnefice, ora disperata. Piango delicatamente, chiedendomi perché io abbia atteso tanto per esaudire quello che mi pare un voto. Me lo suggerì mio padre, sento che veniva ancora prima, da mio nonno e dalla sua fedeltà alla Scala e qualsiasi teatro poi che gli offrisse le amate opere.

E la risposta viene da queste terre e dai loro gesti misurati: perché questo era il momento giusto.

Una pizza veloce dopo l'opera, mi consente di scoprire tante storie speciali affidatemi dal signore distinto. Quando andiamo al parcheggio, ci avvediamo che le nostre auto sono praticamente parcheggiate a fianco.

Capisco che papà si è presentato a modo suo, all'appuntamento

Tornando al mio ritmo

Ho detto a Michele che sarei ripartita alle sei, quindi non potrò salutare. Il fatto che l'abbia ritrovato al bar del teatro mi conferma quella sensazione piacevole di poco prima: qui è come se fossimo a casa e ciascuno deve svolgere più incombenze perché tutti siano felici.

Il rammarico, che mi perderò l'alba. Infatti, l'oscurità fruga ancora in queste terre. Quando lambisco la Lombardia, la campagna sull'altro lato dell'autostrada ha un brivido sotto la veste di nebbia. Vi nascondo sotto la Marcia trionfale e mi affido al canto di Radamès.

Celeste Aida, forma divina… il tuo bel cielo vorrei ridarti.

E il cielo si è rischiarato, io riconosco i contorni di casa senza sentire il bisogno di accelerare. Come quando ero la discola  musicale della famiglia, cambiano però i ritmi. Bon Jovi si insinua e mi ricorda perché è raccomandabile compiere questi gesti, sussurrati e potenti per noi.

It's my life, it's now or never.

Ma è solo quando arrivo sotto casa mia, che mi offre un po' di leggerezza Steven Tyler. Semplicemente:
…life happens for a reason
I don't, I don't, I don't, it goes, I never went before
But this time, this time I'm gonna try anything that just feel better
Fare qualcosa che ti faccia stare meglio, anche minuscola, come il palco del teatro di un luogo magico. Allora tutto ti appare grande, e senz'altro lo è: come la vita. Tanti cercano di chiudere i tuoi sogni in una tomba, di farli morire vivi: ma semplicemente perché non ne hanno. 
Invece eccoci qui, a compiere piccole cose per stare bene. E Instant Aida consegna questa visione, che non sta rinchiusa neanche nel teatro più grande del mondo.
A noi si schiude il cielo.
***

Aida, 4 ottobre 2019, regia di Franco Zeffirelli. Direttore Michelangelo Mazza. Pochi nomi, per ringraziare tutti.
Burcin Savigne,Denys Pivnitsky, Maria Ermolaeva.

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