Tipo quando devi congedarti per sempre dalla vecchia patente. E poi vecchio, a chi. Se è carta straccia lei, mica lo sarò io: ricaccio il dubbio, per precauzione.
Guardo la foto, senza trascurare un po' di masochismo malinconico. Cavolo, diciotto anni e uno sguardo fessacchiotto, perché adesso la fiducia non riesco a definirla altrimenti, va bene, almeno nelle fasi di cinismo.
Devo strapazzarla un po', quell'immagine, non per stringere un altro, effimero documento in cui la foto - per inciso - fa pure schifo perché è minuscola e in bianco e nero. Meglio, così non si vede bene il decadimento, sussurra Arguta Paffuta.
No, voglio mandare via quella tizia dall'aria da Alice (purtroppo, non Cooper), giusto un poco perché ho bisogno di riflettere. E senza via di fuga, solo con un interrogativo: quando ho preso la patente, era per andare da qualche parte, mica per girare a vuoto. E neanche per scappare da me stessa, anche se la via è la più breve.
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