Non so quanti anni siano trascorsi dall'ultima volta in cui ho fatto un'intervista in dialetto. Un dialetto che non è il mio, ma lo accarezza, stretto da una comune saggezza.
E quello che dice un'antica lingua come questa, non fugge dagli occhi, al contrario lo fa brillare più forte. Quello che non si può tradurre in italiano, perché il cuore è refrattario ai vocabolari ufficiali. Quello che quando devi metterlo su un foglio vacilli, perché è troppo libero anche per lasciarsi intrappolare nell'inchiostro.
Così, quando devi versare quel liquido prezioso sotto forma di italiano, in gran parte, ti senti più povero.E solo il ricordo dello sguardo, che suonava silenzioso, ti aiuta a non perdere quella saggezza.
Notte e quello che un'antica lingua dice (non si perde)
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