Al festival del whisky di Milano, mentre mi dedico alla mia Scozia con una sola divagazione giapponese, scorgo quella scritta. Hidden spirits. Ci ripenso, sotto il cielo incendiato della città che tanto amo, perché ha giocato con la mia da piccina e perché mi ha reso la giovinezza indimenticabile.
Spiriti nascosti, in punta di piedi, attraversano ogni vita. Mi tengo stretto al cuore chi è arrivato presto e chi tardi: camminano al mio fianco in armonia. Qualcuno alla deriva, neanche lo vedo più. Gli spiriti nascosti mi spiegano che non posso dare sempre la colpa a me stessa, anzi il concetto di colpa fa li disgusta un poco.
Spiriti nascosti sussurrano che qualcosa di più importante sgorga sempre in te: è il fiume in cui si sono affacciate le vite e si comunicano tutte qualcosa, come in un grande, junghiano sorriso. E tu le ascolti, socchiudi quasi gli occhi, soggiogata da ciò che sembra una ninna nanna.
Solo in Scozia ho trovato questo canto di vita, eppure la sorte mi ha fatto intingere speranze ed energie, in Inghilterra.
Non importa che ne sarà.
Spiriti nascosti mi hanno raccontato che quel fiume scorre in noi e non c'è luogo in cui si possa crescere, se prima non si scende dentro se stessi, pronti ad ascoltare la nostra voce.
Spiriti nascosti ci tengono svegli, mentre vogliamo cedere al sonno. Ci sussurrano tutto quello che osiamo dirci.
Notte e spiriti nascosti (ci tengono svegli).
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