E' un giorno in cui le memorie si accumulano e il peso. Lo sento, quando incontro un amico con il quale le condivido e il suo dinamismo abituale mi sembra per un attimo appannato.
E' stanco, confessa, dopo mesi durissimi. Durissimi anche perché troppi se ne sono andati. Vorrei aiutarlo, ma mi sento impacciata.
Più tardi ritorno timidamente sulle memorie della giornata. Il professor Enrico Signorelli, ricordato nell'ospedale della mia città. Che cos'era per lui l'ospedale, casa. Il luogo dove presentarsi alle cinque di mattina a operare, dove garantire presenza costante e umana. Anche burbera, certo, e ripenso a quello che mi raccontava con ammirazione e piglio simpatico papà del suo coscritto.
Poi parlano di Giorgio Mutinelli, perché anche lui ha lavorato all'ospedale. Anche stasera con la cucciola ci viene da andare a mormorare una preghiera davanti a casa sua e ci chiediamo se sia già tornato da Parma, dov'era ricoverato. Perché il suo addio sarà qui, a Busto, a casa, tra due giorni. Ma lui è già qui.
Lo capisco, quando leggo un bellissimo articolo di Shadi Cioffi su l'Informazione.
http://www.informazioneonline.it/LAY009/L00908.aspx?arg=1009&id=25523
E' a casa che si vuole stare, quando si è stanchi, perché è a casa che si è dato tutto senza stancarsi mai.
notte e si torna a casa.
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