Mettendo ordine o disordine - quanto è sottile il confine - tra i miei cassetti di ricordi, mi rendo conto che dall'età di 19 anni ho adottato sempre decisioni in cui c'era un voto contrario. Nettamente contrario. Quello di mio padre.
- Fai Economia o Lingue, Marilena.
Eccomi entrare nella Facoltà di Filosofia e appassionarmi pure.
- Non ti venga in mente di fare la giornalista.
Penna in mano (che bei tempi, nota da vecchietta) e via nelle strade a prendere nota di tutto e cercare quel barlume di verità che nemmeno sappiamo decifrare.
Era solo l'inizio. Ripenso al volto grave di mio padre quando ho preso altre decisioni ardite. Lui, che amava scuotere la testa di fronte alle follie del mondo, non lo faceva alle mie scelte. Certo, diceva di essere contrario e con forza. Poi mi vedeva partire per la mia strada.
Eppure, quando mi giravo, una figura costante che mi seguiva, mi spronava, mi spingeva era visibile sempre. E si trattava di lui.
Penso alla mia fortuna, penso certo anche quanto mi manca adesso. Perché c'è sempre una decisione difficile e definitiva da prendere. Ma forse la differenza ora è proprio questa: non ho bisogno di girarmi.
Sempre contro, sempre a fianco: dal cielo forse persino di più.
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