Riconquistare un castello, non vecchie mura, e con le armi del passato. Rimetterci piede per dare voce all'anima.
La notte dal sapore quasi natalizio a Novara, la folla davanti al portone non per cercare rifugio come nei tempi distanti. Piuttosto, per ricordare e correre avanti, di fronte a fuochi antichi e luci moderne. Giochi di fiamme nella corte, nella sala i discorsi realistici di chi vede un pezzo di sogno realizzato, ma sa che bisogna lavorare ancora molto.
Che quelle pareti devono essere sempre vive e traboccare di contenuti, come stasera traboccano di gente. Intanto l'orchestra Coccia dà ogni energia e porta dentro i film che ci hanno fatto sentire più innamorati, coraggiosi o spaventati, conducendoci per mano.
Mi guardo attorno e so cosa mi colpisce di più, persino più di quest'aria nobile e saggia del castello: la felicità sui volti delle persone. Io adoro quando vedo i visi rischiarati dall'entusiasmo, tanto più in una notte di inverno.
Riconquistare il castello, il tempo di alzare i calici. E poi via, a riguadagnarselo ogni giorno, tenendo dentro di sé la responsabilità e la gioia di quei volti.
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