Il 5 agosto è una data che sa segnare, anche oltre il dolore. Dieci anni fa moriva Rossella, che nella mia vita avevo incontrato, in quanto amica carissima di mia cugina. Pochi mesi dopo, dovendo dire addio a mio padre, capivo, sentivo più profondamente quella sofferenza e ritrovavo un filo importante per la mia esistenza.
Eppure quella data doveva dirmi altro ancora. Due anni dopo, se ne andava Roberto Ferrario. Per me, l'editore del mio primo giornale, la Prealpina, quello dove ho trascorso quindici anni.
Adesso, sulla scia dei messaggi che ho letto, mi vengono in mente due momenti. Come gemme, incastonate in un riquadro di vita.
La prima, fu tanti, tantissimi anni fa. Quando organizzai un forum sull'inquinamento nella mia zona, con diversi interlocutori. Vi portai un registratore obsoleto, con cui ascoltavo la mia musica e avevo immagazzinato pure interminabili puntate di una radio, poco tempo prima, per la mia tesi.
Lui lo guardò appena, ma si tuffò nel forum, come tutti noi. E fummo felici del fatto che realtà così diverse, anche in apparente contrasto, avessero partecipato. Era un piccolo contributo alla ricerca della verità, che dovrebbe essere il fulcro di ogni nostro passo.
Pochi giorni dopo, mi arrivò un pacchetto: era un registratore, più maneggevole e moderno. Neanche bisogno di tante parole, perché nella mia città non si usa spargere fiato: bastano i fatti.
Anni dopo, me ne andai per cercare altre direzioni della mia strada.
Quando presi la decisione, presi anche 24 ore di tempo in più, perché me lo chiese lui e io gli ero affezionata. Non era facile, neanche per me.
Finché se ne andò papà e io scelsi diversi modi di sopravvivere, tra cui concludere il libro che lui aveva iniziato. Ne mandai una copia al dottor Roberto, come lo chiamavamo, perché lo sentivo come un atto giusto, di gratitudine.
Pochi giorni dopo, mi chiamò un mio collega: Mari, hai visto la Prealpina?
- Non ancora.
- Guardala, parlano del tuo libro.
Aveva un tono strano, anzi stranito. Non sapevo cosa aspettarmi, ma corsi a prenderla e basta. Vidi che aveva scritto un bellissimo articolo il direttore Giancarlo Angeleri.
E che in prima pagina c'era la foto del mio nonno, sulla soglia del suo negozio.
Io non so chi possa compiere un gesto così. Se non un cuore sincero, capace di piccoli e grandi atti, che non fanno rumore. Finché tu dici: grazie. E non sai cos'altro aggiungere. Ma ti trovi a ripeterlo, con voce sempre più nitida.
Notte e un cuore sincero.