venerdì 31 agosto 2018

Notte e tutte le domande

Ci sono domande che non hai mai posto e all'improvviso si rendono urgenti, con una specie di risata sbarazzina.

Altre che avevi ripetuto e all'improvviso trovano una risposta, in un momento di distrazione.

Tutte le domande conducono a una meta, un invito a fermarsi o proseguire. Tracciano la strada, ma solo tu puoi decidere di percorrerla.

Notte e tutte le domande 

Aspettando nonno Guido

- Guarda che il libro del Giannino ce l'ho qui, vicino alla mia Liliana.

Se chiudo gli occhi, risuona quella frase, nonno Guido, la prima volta che ci siamo sentiti. Io ti avevo già incontrato solo tra le righe, prima di allora: scrivendo la storia di Giannino Brenna, "Un fiume di bene". Al Museo della seta venivi citato tu, al suo fianco, in un momento di emergenza negli anni Ottanta. E voi avevate risposto: presenti.

Presenti, ancora. Lui nella mia vita, con il suo esempio e il tarlo buono che mi aveva messo nel cercare di scrivere la sua biografia.

Tu con le telefonate, quell'incontro all'Abbondino d'oro dato alla memoria del tuo, nostro amico.

Le mail notturne, che leggevo all'alba, con il tuo dolce rimprovero poiché vedevi l'ora di lettura: ma perché ti alzi così presto? Non riposi?

E io spiegavo: colpa degli animali in casa, loro si svegliano prestissimo.

Poi sei approdato a Facebook e le comunicazioni viaggiavano lì. Questa mattina, all'alba, mi sono stupita di non vedere il tuo buonanotte. Poco dopo leggo il messaggio di tuo figlio.

Nonno Guido è volato lassù, voleva festeggiare il compleanno con Liliana. E poi il Giannino lo abbraccerà, quanti altri non so immaginare.

Grazie per avermi aiutata, sgridata e guidata a scoprire i cuori grandi di Como.

Nonno Guido, ho già il magone ma sai che ci sarà un brindisi speciale per te con gli amici. Non farmi mancare i tuoi messaggi. Prometto che li ascolterò a ogni ora.

giovedì 30 agosto 2018

Notte e la vera canzone

Questa macchina da cucire mi riporta a quella della nonna, macchina che riposa sotto una coperta in un angolo silenzioso.

E stasera penso proprio a questo: non l'ho mai sentita cantare, neanche sussurrare, confidare un pensiero o la stanchezza.

Chi, ciò che è più prezioso scivola un giorno nel silenzio e nel silenzio ti osserva, sorridendo se potesse. Sotto una coperta o in chissà quale punto del cielo.

Come se la vera canzone neanche dovesse risuonare, tanto è nitida e sincera.

Notte e la vera canzone 

mercoledì 29 agosto 2018

La Barbie alla finestra

Nel groviglio ritrovato di traffico al semaforo, lo sguardo chiede al rosso una fuga.

Viene ricompensato.

Pochi metri prima, alla finestra giocano complici colori. A dominare il davanzale una Barbie, che mi sembra grandissima come se io tornassi bambina. Poi un autocarro e un altro giocattolo.

Sto viaggiando lontano, eppure ancora qui. Tra i giochi ritrovati e coloro con i quali li condividevo, impegnati in una sfida difficile.

Ma quel davanzale suggerisce di ripartire portando via la mia fiducia bambina.

martedì 28 agosto 2018

Notte e la bellezza di potersi deludere (grazie Yanez)

Stamattina, prima di immergermi nel flusso quotidiano, ho degustato il viaggio di Emanuele Trevi sul Corriere.

Il viaggio tra i secondi, questi fortunati sfortunati. Sono caduta quando ho visto la foto di Yanez: accidenti, nel mio piccolo viaggio tra i secondi mica l'avevo inserito. E dire che io della serie di Sandokan ero quasi schiava: scoppiai in lacrime una sera in cui i miei genitori mi annunciarono che eravamo attesi a casa di amici. Sorrisi solo varcando la soglia e udendo una nota colonna sonora.

Che bella, questa pennellata precisa e gentile. Yanez può deludersi, Sandokan no.

Eppure le emozioni della giornata non finiscono qui.

Perché oggi intervisto un professore per la prima volta, capace di offrirmi spunti speciali su ben altro tema. Sul finale mi avverte che ha qualcosa di speciale per me.

- Ha letto l'articolo di Trevi sul Corriere?

"Sì" rispondo un po' stupita.

E lui: gli avrà scritto un commento, un testo in risposta. Mistero di facile soluzione: il prof, che non mi conosce, ha visto in rete il mio libro nato dall'incontro straordinario con la vita del capitano Scott.

All'inizio questo mi disarma, mi fa sentire quasi vulnerabile. Poi grata, come ogni volta in cui qualcuno investe tempo nel conoscermi.

Mi rimane questo sorriso sulle labbra, che accompagna la bellezza di lasciarsi sorprendere. Accanto a quella di potersi deludere, senza le sbarre del ruolo di primo.

Notte e la bellezza di potersi deludere 

lunedì 27 agosto 2018

Notte e anni dimenticabili

Ufficialmente esistono anni dimenticabili. Quelli che non sono rimasti legati a una svolta o a un momento che ti ha cambiato. Quelli che speravi passassero rapidamente.

Esistono, tanto più quando gli anni cominciano a essere di un numero non indifferente.

Cacciati dentro un bagaglio già vistoso, ad un tratto però si scuotono. Basta il richiamo di un profumo d'estate o la consapevolezza che allora stava accadendo sì qualcosa di speciale.

Anni dimenticabili, rivivono di attimi memorabili e sono qui a farsi accarezzare.

Notte e anni dimenticabili 

I tanti fili dell'erba (o noi e loro)

Nei negozi vado a fare acquisti, cercando di scegliere il meglio per quanto io dispongo, a incontrare qualcuno che non vedo lì solo per "servirmi" ( termine che detesto), a vivere una piccola esperienza.

Sono discendente di commercianti e i sacrifici, li conosco. Così in questi giorni di dibattito infuocato nella mia città su italiani e stranieri (cinesi per l'esattezza), mi sono sentita alquanto spaesata. Più che per le posizioni politiche, che in parte mi aspettavo, per l'ormai consueto tono dei commenti.

Io non credo che gli italiani non abbiano voglia di lavorare.

Come non credo che i negozi "dei cinesi" siano tutti uguali.

Soprattutto, non credo nel "noi e loro". E mi chiedo se ci siamo accorti che le persone, anche le comunità, cambiano. Che in trent'anni (allora entrai per la prima volta in un ristorante cinese) non resta tutto immobile.

A volte ci aggrappiamo agli stereotipi fabbricati nei decenni e stringiamo forte tutti i fili dell'erba insieme, senza vedere la bellezza della loro varietà.

Quest'estate, quando ha riaperto dopo le meritate ferie un mio negozio di riferimento, rigorosamente bustocco,  sono corsa da loro per acquistare cose buone e conversare felici. Quando qualcosa non va, loro capiscono, mi accolgono, ci scambiamo un incoraggiamento.

Come accade in un negozio gestito da ragazzi cinesi. Una sera avevo un problema e la giovane si è fatta in quattro per ascoltarmi e aiutarmi. Parla un italiano perfetto, ma non è questo che conta per me: sono stata allevata da una donna spagnola che faceva fatica a volte con i termini, ma mi ha trasmesso una gioia e un amore più importanti di tutto.

È che quella ragazza fa bene il suo lavoro ed è una persona gentile.

Non tutti sono così, rispettano le regole. Cinesi, italiani e di ogni angolo del mondo.

Ma io nonostante gli anta sono una bambina e credo che chi si comporta male, venga controllato e sanzionato.

È così, vero? 

Io sono bustocca, italiana, cittadina del mondo. 

E sono un filo d'erba, come ciascuno.


domenica 26 agosto 2018

Livin' on the edge - canzone per la notte

Vorresti parlare, poi taci che di parole ne senti troppe. Tuttavia, sai esattamente come ti senti: come questa canzone degli Aerosmith.

C'è qualcosa di sbagliato, di dannatamente sbagliato nell'aria. Una storia nuova e sconcertante, che pur ha qualcosa di orribile e antico. Un detestare, accusare, bollare per etnie e non solo, che esplode con maggior furore con la vetrina dei social.

Vediamo le cose in modi differenti e Dio sa che non è il suo. Forse persino noi.

Così, senza riuscire a esprimere un granché e senza pensare - solo - a ciò che avviene tra le onde, avverto questo disagio fino nella mia città, nelle nostre strade, nei nostri dialoghi stralunati di tifosi su tutto.

Stiamo vivendo sull'orlo di un precipizio, come prima e forse molto di più, perché avremmo potuto studiare alla scuola della storia, frequentare le ripetizioni di umanità e tentare una promozione in extremis.

Stiamo cadendo, ancora, lo sento incalzante anche in queste note. E trovo insieme stupenda e amara la gentile osservazione di Steven Tyler: se sai giudicare la saggezza di un uomo dal colore della sua pelle, be', sei molto più bravo di me.

Una bravura, di cui faccio volentieri a meno, mentre camminiamo sull'orlo del precipizio.

Livin' on the edge - canzone per la notte

sabato 25 agosto 2018

Listening to water and wind (Città d'acqua)

Water and Wind, together to make the music stronger.

Quella doppia v, che rafforza e ammorbidisce al contempo, mi ricorda il suono che sento qui, al cospetto dell'acqua di Dundee. Fiume e mare che si fondono e il vento che si infiltra nei loro discorsi, come una spia invisibile.

Ogni tanto mi piace tornare qui, tra la storia delle navi e il futuro che sembra ondeggiare come le bandiere. Le nuvole all'orizzonte più amiche di quanto si osi sperare.

Innamorata delle città d'acqua, così orgogliose di potersi spingere lontano, eppure sempre con un'ombra di malinconia. Perché l'acqua ti ricorda quanto sei piccolo e fragile, a ogni sospiro di vento.

Notte e provando a essere liberi (grazie Gene)

Sfiorare i settanta e raccontarmi ancora questo: che si può provare a essere liberi. Il compleanno di Gene Simmons mi riporta a troppe estati indietro.

Alla prima, di qualche decennio fa, quando mi muovevo come rocker al ritmo di un disco che non avrebbe fatto furore. Ma da allora tornai indietro ed ebbi anche il coraggio di guardare avanti. Capii che puoi mascherarti sinceramente o fingere di essere te stesso, eppure hai sempre quella chance.

Provare a essere libero.

Non è detto che ci riuscirai, anzi spesso ti troverai così in gabbia da chiederti perché.

Ma ogni volta che ti sentirai dietro quelle sbarre, ti incavolerai; non sopporterai i sorrisetti di quelli che credono sia giusto, persino piacevole così. E questo è sufficiente per dirsi vivo.

Sono trascorsi quasi quarant'anni da quel primo giorno, da quando si spalancò la porta sul rock. Io suonavo al piano tenacemente Bach, ma dovevo concluderlo con qualche sacrilegio. Zampate sulla tastiera per raccontare sempre la stessa cosa, tanto pochi volevano ascoltare.

Io volevo provare a essere libera.

Ho suonato e ascoltato pezzi di pochi musicisti che stimavo. Altri, molti di più di cui non condividevo mezza filosofia di vita. Ma poco importava, di fronte a quella sensazione stupenda.

Ho versato lacrime amare, non ancora esaurite, all'addio a Eric Carr.

Ho pianto e riso al funerale di Lemmy, che mi disarmava con il suo candore. Tanti altri in mezzo, con una consapevolezza.

Nessuno nel rock se ne va mai veramente, forse persino nella vita.

Ma oggi voglio celebrare un giorno come tanti altri, così lo definisce credo il Demone dei Kiss: un altro giorno in cui provare a essere liberi.

Buon compleanno, Mr. Simmons

Notte e provando a essere liberi (grazie Gene)


venerdì 24 agosto 2018

Notte e non ti devono per forza fregare

L'automobilista perfetto davanti all'ospedale mi ha lasciato lo spazio giusto per parcheggiare a mia volta.

Forse già questo, nel mondo di lupi umani, dopo un brivido di piacere mi ha insospettito.

Quando scendo, mi si avvicina e mi chiede se qui sia l'entrata del pronto soccorso. Io non sono sicura che si trovi qui e nella solitudine del piazzale mi viene in mente la donna in bici, periodicamente segnalata per tentativi di raggiro.

Combattuta, gli dico di seguirmi che nell'atrio troverà il portinaio. Lungo la via sono anche meno sicura e quando rompo il silenzio, cito accidentalmente la città dove ci troviamo.

Lui mi guarda e capisco che voleva andare nell'ospedale della città a fianco, da tutt'altra parte. Provo a dargli le mie problematiche indicazioni ed entrando penso che questo bastava: parlare.

Non devono per forza volerti tutti fregare. A volte, basta parlare per capire che siamo tutti umani, in cerca di un aiuto. In ogni mare.

Notte e non ti devono per forza fregare 

giovedì 23 agosto 2018

Notte e non dobbiamo parlare

Quando il temporale fruga nella nostra notte, è un dono anche perché non dobbiamo parlare.

La sua voce copre tutte le altre e prende la rincorsa dal cielo. Così, silenziosa ripenso ai tanti cieli oscuri incontrati e ai più numerosi colori che vi ho spalmato sopra. I timori che si sciolgono nella pioggia e mostri che si rivelano angeli.



Notte e non dobbiamo parlare 

mercoledì 22 agosto 2018

Notte e il cassetto più microscopico

Quando ripongo oggetti e pensieri la sera, c'è un cassetto microscopico. È come se si aprisse da solo, per pochi istanti.

Un rifugio, eppure una porta spalancata su un mare che non ha nome. 

Un posto così piccolo e capace di liberare ogni energia.

Un luogo dove riporre le ultime sensazioni, le più preziose, con la certezza di ritrovarle  in quel mare. Dovessi un giorno cercarle, le potrei persino abbracciare, ma la gioia più grande è saperle libere tra quelle onde dell'anima.

Così si chiude quel cassetto e nel buio solo chi mi ama può vedere l'ombra di un sorriso.

Notte e il cassetto più microscopico 

martedì 21 agosto 2018

The Logical song - canzone per la notte

Quando mi martella dentro la Logical Song, tutto diventa troppo chiaro.

Come tutto fosse giocoso, persino tra le lacrime, da bambina, e poi mi mandassero altrove per diventare pragmatica. L'unica scuola a cui sono andata male, ma ho preso qualche bel voto in responsabilità.

Rispettabile, accettabile, un vegetale (chiedendo scusa alle intelligenti piante): da tutte queste materie ho cercato di sfuggire, ma nella trappola di qualcuna sarò cascata.

Bisogna aspettare che il mondo si addormenti per far correre le domande, libere e profonde.

Una su tutte: chi sono? 

Incredibile, rivolgersi ai Supertramp, tanti anni dopo.

O forse logico. Libero.


lunedì 20 agosto 2018

Notte e sì che riparto (mamma mia)

Ti sembrava tutto lento, inaccessibilmente fermo, complicato e forse ingestibile.

Poi sento quella fiammata, che mi strappa dalle consapevolezze inutili: c'è da rimettersi in viaggio, nei luoghi e nella mente.

Mamma mia, here I go again. Dai torto agli Abba, a quel loro modo spontaneo di raccontarlo

 Come puoi resistere, perché poi nasconderlo. Non puoi lasciar andare ciò che ti tiene viva.

Notte e sì che riparto (mamma mia)

Il miglior tempo (quello che non serve)

Ci hanno abituato, e noi potremmo aver accettato di buon grado, a misurare il tempo in termini di utilità.

Sempre più spesso mi accade di percepire che il tempo più autentico sia quello trascorso con gesti che non servono, ufficialmente, alla contabilità dei giorni nostri.

Il tempo di un bicchiere di vino, di un gioco, di un altro bacio, ancora, di un passo lento e curioso.

Distrazioni da una tabella di marcia, divenuta più importante della vita, che ci riportano al cuore del tempo.

È passato quel millennio

Quando decollò l'aeroporto con le sue promesse, tutti andavano a casa di mio padre a contare gli aerei. Era lo show del momento.

Poi, feci un'incursione nel deserto e al ritorno mi accorsi che, tra quella e altre frenesie luminose, non vedevo più le stelle. Forse intimidite, si nascondevano.

Lo spettacolo che vuoi e ti illumina, cambia. È passato un millennio, quel millennio. E ci sono sempre più momenti in cui rivorrei l'oscurità profonda per assaporare la Luce.


domenica 19 agosto 2018

Keep your dreams, canzone per la notte

Il perdono toglie l'appetito all'odio. Non è che si smetta di sprofondare, ancora e ancora. Ma per qualche strana ragione, si continua a vedere la luce. E anche quando l'oscurità prende la parola, in modo apparentemente definitivo, sembra solo una cornice per i sogni.

Tenersi stretti i sogni e sapere che vendere l'anima non è inevitabile. Ballare su queste note, fa sentire ciò che si è: liberi.



Keep your dreams, Primal Scream, canzone per la notte

Chissà quando (vivere un po' meno)

Chissà quando abbiamo cominciato a sentire impellente il bisogno di entrare noi nelle storie. 

Di vedere un miracolo quotidiano e di doverlo fotografare, prima di ringraziare o respirarlo. Piccola volpe, me lo ricordi anche tu in quell'estate dolcemente combattuta.

Chissà quando abbiamo scattato il primo selfie dell'anima, dev'essere stato di lì a breve. 

Quando abbiamo deciso che una tragedia doveva avere subito una sentenza scritta che tutti potessero leggere, la nostra.

E ripenso a quand'ero ragazza e il fidanzato scuoteva la testa davanti alla marea di fogli scritti: "tutto questo tempo per scrivere storie, così vivi di meno". Io gli contestavo con un sorriso che per me anche quello era vivere.

Ma oggi che scrivere è ancora più facile, tempesti senza far rumore su un display e puoi esibire danni ancora più inconsapevolmente, mi sembra che troppo tempo, troppe energie se ne vadano.

Chissà quando abbiamo cominciato a vivere di meno.


sabato 18 agosto 2018

Notte eppure un sorriso

Nel fiume di dolore raccontato, ne scorre un altro celato. Eppure entrambi, se non si fermano, frenano per un istante impercettibile a un sorriso.

È quello di due donne che stanno lottando, casualmente  insieme, da settimane  e insieme assaggiando un piccolo dolce sentono l'estate.

È un amico saggio, un emulo di Voltaire, che dona dal suo orto.

È scoprire che tu mi chiami, ancora. E io corro da te.

Notte eppure un sorriso 

Un gesto di vino

Con la gioiosità che gli ho visto scolpita addosso nel momento della festa come in quello del lavoro da quando lo conosco, nel nostro ristorante preferito entra un viticoltore.

Una breve chiacchierata, poi ciascuno torna al proprio tavolo e alla propria cena. Verso la fine della serata, gli sentiamo chiedere un tappo per chiudere la bottiglia consumata a metà e crediamo che la porterà a casa. 

Ma quando si alza e se ne va, la bottiglia resta immobile. 

Mi viene da pensare che nel suo piccolo quello sia un gesto di-vino, un gesto di attenzione agli altri, chiunque essi siano, che solo chi lavora con un Socio di maggioranza come il creatore di tutto, può avere. Uno che conosce la fatica e la soddisfazione, quest'ultima riflessa negli occhi di chi assaggia il frutto di tanto lavoro.

Uno che pensa a preservare e condividere.

E piccoli gesti divini rendono più umano il mondo.

giovedì 16 agosto 2018

Notte e pensando con Aretha (non cambiare per te)

La musica non mi entra nelle vene in questi giorni di dolore. Finché sotto altra forma di dolore, ottiene un naturale accesso.

Le canzoni scorrono, ma non come una incastonata in una scena. Perché trovi sempre un - povero - uomo che prova a dirti: zitta, donna. A volte ti diranno proprio così: taci. Altre irrideranno alle tue scelte, liquidandoti come isterica. Altre ancora ne sentirai.

Ma inutile incavolarsi, mentre rivolgergli contro una canzone di vita, come Think.

Taci a me? Guarda, stavo per cambiare, ma ora ho capito che non voglio, né posso farlo.

Pensaci… oh sì pensaci. Che bella una canzone che unisce pensiero e libertà.


I  was gonna change, but I'm not 


Quando un uomo ti intima, taci. Tu ribattigli: pensa. E canta di libertà, come una donna straordinaria.

Notte e pensando con Aretha (non voglio cambiare per te).

Dei vetri e delle cacche (con licenza parlando)

Pochi capiscono la triste sorte di finire con i piedi in una cacca, magari quando sto raccogliendo quella del mio cane. Punita dal destino, mentre svolgo il mio dovere, mi dico.

Con licenza parlando, mi chiedo però se abbiamo idea di come siano conciate, no, di come stiamo conciando le nostre strade in molti altri modi, incancellabili o giù di lì.

In questi giorni osservavo il povero netturbino, il suo sguardo davanti a cestini pieni di tutto ciò che andrebbe smaltito con altro stile di civiltà. 

In questi giorni, mentre raccoglievo il bisognino del cane, sono incappata tra l'erba in un pezzo affilato di vetro. Che non si dissolve insomma come fa una triste cacca sotto la pioggia. Ancor meno un pezzo di plastica.

Un cucchiaino di metallo nel giardino del condominio, ormai pubblico.

Misteriosi anelli di plastica.

Cotton fioc.

Assorbenti.

Però certo le cacche e talvolta gli animali (per chi ama deviare le responsabilità) sono il Problema. Peccato che siano l'unico elemento che gli animali in questione  lascino su questa preziosa terra. Elemento che dovremmo togliere noi, insieme a plastica, vetro, metallo e altre indissolubili follie.

mercoledì 15 agosto 2018

Notte e c'è vita sulla Terra

Stiamo indagando se ci sia vita su Marte e altri pianeti lontani, eppure a volta il fiato si ferma, qui sulla Terra.

La disumanità che indossiamo, quando agiamo e ancor più parliamo, sembra mandarla via, quella vita.

Ma in un giorno deserto, in cui devo tornare a respirare la città, si fa vedere timidamente. E' nelle creature fragili, forse abbandonate, che pedalano insieme e una invita l'altra a non procedere così veloce, che non vuole essere lasciata indietro.

E' nel ragazzo africano che vede chiudere per ferie il negozio, fuori dal quale senza parole chiedeva qualche soldo. E adesso cosa farà? In qualche modo, lui lo sa: vivrà.

E' nel vecchio professore che cento volte mi ha detto il suo nome, ma io lo chiamo ostinatamente prof, pur non essendo stato il mio insegnante. Mi rincuora una macchina che sfreccia e dei ragazzi cresciuti gli urlano:

- Proooooof, buon ferragosto.

Lui mi racconta storie che attraversano i tempi e come sia bello volersi bene, tra umani e tra creature tutte.

E io sorriso e penso proprio così: c'è vita sulla Terra ed è confortante incontrarla, senza bisogno di prove scientifiche.

notte e c'è vita sulla Terra (grazie prof).

Notte nel silenzio

Ancora, dopo una tragedia sentiamo il dovere di usare questo smartphone e commentare. Di essere protagonisti, mentre potremmo ringraziare di non esserlo. 

Potremmo porgere un silenzio, capace di trasformarsi in preghiera.

Notte senza hashtag e già ho parlato troppo. 

La panchina di Ferragosto

In una festa sacra, mi illudo che il cimitero sia aperto e io possa curare la piantina che mi  è stata affidata. Così rientro, ma trovo il cancello chiuso. Solo che altro mi viene detto.

Raccontato dagli occhi, fuori da un camposanto chiuso e deserto: c'è una panchina, all'esterno, e un povero cristo si siede, radunando le sue cose in una borsa di plastica. Dentro, ci sarà forse il suo pasto di Ferragosto.

Questa visione è un inevitabile contrasto con quello che arriverà su molte delle nostre tavole. 

Ho un solo antidoto.

All'ospedale, una donna speciale che ho avuto la fortuna di conoscere in questi tribolati mesi, viene rifocillata in modo speciale dai suoi amici in questo giorno di festa. E hanno pensato anche alla mia amica, che da alcune settimane divide prove di risalita e speranze con lei.

Le trovo così, immerse in un pasto straordinario, complici e felici.

La panchina di Ferragosto: ciascuno può trovarsi solo o condividere.

martedì 14 agosto 2018

Chiamarsi

Due coste, che si chiamano. Un mondo, che non vuole dividersi.

Il lago che partecipa, e ciascuno sguardo può decidere se avvicini o unisca.

Chiamarsi. Le voci risuonano nella vita, anche quando si dissimulano nella brezza.

E quelle coste, abbracciate e divise, mi raccontano di questa nostra ostinatamente tenera ricerca.

lunedì 13 agosto 2018

Notte e Detroit Rock City

Non riesco a sentirmi una dei Flintstones, ricordando che ho visto la prima volta "Detroit Rock City" su un televisore in bianco e nero.

Tutto dimenticabile, mi assicura la ragione. Eppure Nel silenzio della notte di montagna, aveva un senso spezzare le sbarre di una gabbia, anche così.

La canzone, l'avevo ascoltata molti anni addietro, indecisa se credere al dolore, alla musica o alla liberazione. Probabilmente a tutti e tre insieme.

Ma un film raccontato nel buio, per non svegliare chi amavo, è uno spezzone di ricordo che non andrà mai perduto.

Ci sarà sempre chi riderà della mia passione per i Kiss e il circo delle maschere. (Anche) per questo li prenderò sul serio sempre.

Alzatevi... Sedetevi... Dovrei piangere e sto ridendo, di fronte alla fine che ci fissa.


Perché?

Perché siamo liberi. Anche di ballare.

Notte e Detroit Rock City.

domenica 12 agosto 2018

Notte e dorme il telefono

Tutti si devono riposare. Anche il telefono, il tablet e tutti i loro parenti.

In questi giorni, di tanto in tanto contemplo il loro sonno. Mi piace prendere spazi di silenzio e rimirarli senza chiedere nulla.

Suonerie, soft e rock, ticchettii, rumori 4.0: tutto archiviato in un cassetto chiuso a chiave. Ogni tanto li lascio liberi, perché si sgranchiscano le gambe, salvo poi metterli a nanna ancora.

Dorme telefono, vibra un pensiero che per stanchezza si era assopito. Un nuovo progetto, un'emozione, persino un sogno. Il semplice guardare il cielo con un grazie.

Notte e dorme il telefono (sveglio un sogno).

Gentile come un cardo (as kind as a thistle)

Pochi mi sembrano gentili come i cardi: ospiti timidi ad alta quota, offrono il rapido evolvere dei colori e delle forme. Non feriscono nessuno, se non per proteggere: chissà se poi veramente se stessi.

Sarò vittima dell'eco della leggenda scozzese: i cardi unici custodi di un popolo che si è abbandonato al riposo e soccomberebbe, se loro non riuscissero a dare l'allarme all'invasione dei nemici scalzi.

Un'esplosione fitta di urla, che si placano quando le creature protette sono sveglie e al sicuro.

Nessuno mi provoca impunemente, recita la scritta sul cartello di Edimburgo, abbracciata al cardo.

Eppure sui monti io lo vedo così.

As kind as a thistle. Una pianticella che chiede di non essere toccata, se non dagli sguardi che assistono alla loro metamorfosi con rispetto. 

venerdì 10 agosto 2018

Notte e al limite (ci siamo noi)

Ci sono azioni che non bisogna compiere, quando si riconosce un proprio limite. Uno profondo, che ti fa sudare freddo, paralizza, toglie la voce.

Poi qualcosa ti suggerisce: guarda che puoi andare oltre. È il tuo giorno fortunato, perché hai una missione preziosa da eseguire. Pensa, accanto a te hai pure una persona che condivide missione e paura. 

Allora tempesti te stessa e lei per battere quel limite, per salire su una seggiovia, voi e il vostro orrore del vuoto (così reale e metaforico).

Il limite tenta di starti addosso, poi scivola via.

Lasciamolo cadere, almeno per oggi.


Al limite, ci siamo noi.

Notte e al limite ci siamo noi

giovedì 9 agosto 2018

Notte e tutti fighissimi

Oggi ho visto un'altra carrellata di fighissimi. Chi sparava la propria sentenza o il selfie in spiaggia (qualcuno anche davanti al supermercato) per vivere questo brivido di eternità.

Tu, ti sei lasciata accarezzare di nascosto da un ragazzo che dei cani aveva un solenne terrore.

Tutti fighissimi, gli umani. Ma mai come voi, creature che non vivono di parole e immagini.

Notte e tutti fighissimi 

mercoledì 8 agosto 2018

Notte Mr. Dickinson

Non mancano ancora due minuti a mezzanotte, né ho più paura del buio (solo perché dalle nostre parti non esiste davvero).

Ma una scarica rock, quella la sentirei volentieri, più forte della stanchezza.

Allora accendo la musica e sorrido un po' pensando ai nostri trascorsi, Mr. Dickinson.

Alla tesina della maturità, plasmata su una tua canzone. Agli assaggi incavolati mentre fingevo di crescere. Al concerto di due anni fa, con i tappi di un'azienda tessile in tasca, perché avevo un orecchio in crisi.

Buon compleanno in ritardo , Mr Dickinson. Gli anni migliori, sono quelli in cui si cambia la cifra davanti. Come uno scatto d'anzianità, che fa guadagnare in idee. 

Notte e Mr Dickinson.


martedì 7 agosto 2018

Notte e sarò sempre Provolino

La ninna nanna di Pisu mi segue fin in camera.

Questa sera sono Provolino. Come sono sempre stata. Papà mi chiamava così quando i dentini traballarono, una battuta prima di accarezzarmi.

Adesso mi basta sentire una ninna nanna lontana, per addormentarmi felice e accudita.

Notte e sarò sempre Provolino.


lunedì 6 agosto 2018

Notte e i morti di nessuno

Ci sono morti con un nome e cognome, quindi che ci appartengono.

E ci sono morti che forse un nome non avranno mai.

In viaggio fatica, speranze, dolori. Da Bologna a Foggia.

Potevamo essere noi, anzi no, impossibile. Ma a guardare bene, oltre i video che gridano, sì. 

Perché i morti di nessuno, non esistono.

Notte e i morti di nessuno.

La vita, travolgente

Un divieto d'accesso, travolto da chi o come non sappiamo. Lo osserviamo, con una distanza  consapevole. 

Può accadere, che un cartello venga abbattuto. Ma nessuno ha il diritto di fare irruzione nella vita di qualcun altro.  La mia vita… Persino Bon Jovi si sta sdegnando, nella sua canzone.

La mia vita, un dono. La mia vita. Una responsabilità di quelle mica lievi. Eppure meravigliosa e travolgente.

Proprio per questo, nessun altro può travolgerla.

Saluto quel cartello, come un monito, ma respiro profondamente, anche con questo caldo.


domenica 5 agosto 2018

Notte e un cuore sincero

Il 5 agosto è una data che sa segnare, anche oltre il dolore. Dieci anni fa moriva Rossella, che nella mia vita avevo incontrato, in quanto amica carissima di mia cugina. Pochi mesi dopo, dovendo dire addio a mio padre, capivo, sentivo più profondamente quella sofferenza e ritrovavo un filo importante per la mia esistenza.

Eppure quella data doveva dirmi altro ancora. Due anni dopo, se ne andava Roberto Ferrario. Per me, l'editore del mio primo giornale, la Prealpina, quello dove ho trascorso quindici anni.

Adesso, sulla scia dei messaggi che ho letto, mi vengono in mente due momenti. Come gemme, incastonate in un riquadro di vita.

La prima, fu tanti, tantissimi anni fa. Quando organizzai un forum sull'inquinamento nella mia zona, con diversi interlocutori. Vi portai un registratore obsoleto, con cui ascoltavo la mia musica e avevo immagazzinato pure interminabili puntate di una radio, poco tempo prima, per la mia tesi.

Lui lo guardò appena, ma si tuffò nel forum, come tutti noi. E fummo felici del fatto che realtà così diverse, anche in apparente contrasto, avessero partecipato. Era un piccolo contributo alla ricerca della verità, che dovrebbe essere il fulcro di ogni nostro passo.

Pochi giorni dopo, mi arrivò un pacchetto: era un registratore, più maneggevole e moderno. Neanche bisogno di tante parole, perché nella mia città non si usa spargere fiato: bastano i fatti.

Anni dopo, me ne andai per cercare altre direzioni della mia strada.


Quando presi la decisione, presi anche 24 ore di tempo in più, perché me lo chiese lui e io gli ero affezionata. Non era facile, neanche per me.

Finché se ne andò papà e io scelsi diversi modi di sopravvivere, tra cui concludere il libro che lui aveva iniziato. Ne mandai una copia al dottor Roberto, come lo chiamavamo, perché lo sentivo come un atto giusto, di gratitudine.

Pochi giorni dopo, mi chiamò un mio collega: Mari, hai visto la Prealpina?

- Non ancora.

- Guardala, parlano del tuo libro.

Aveva un tono strano, anzi stranito. Non sapevo cosa aspettarmi, ma corsi a prenderla e basta. Vidi che aveva scritto un bellissimo articolo il direttore Giancarlo Angeleri.

E che in prima pagina c'era la foto del mio nonno, sulla soglia del suo negozio.

Io non so chi possa compiere un gesto così. Se non un cuore sincero, capace di piccoli e grandi atti, che non fanno rumore. Finché tu dici: grazie. E non sai cos'altro aggiungere. Ma ti trovi a ripeterlo, con voce sempre più nitida.

Notte e un cuore sincero.

Ciao balen (l'estate)

L'estate è arrivare sotto il balcone fiorito e sentire:

- ciao balen.

E tu fingi quasi di farti scivolare via quel saluto di un caro amico, come un fiore fa con una foglia sfuggita all'albero sopra di lui. Ma in realtà è perché l'hai già messo al riparo nel tuo cuore.
L'eco di quando ti accoglieva tuo padre e  l'estate era limpida e pigra. Nessuno te l'avrebbe più detto, ne eri sicura.

Finché arrivi sotto un balcone fiorito e tuo padre riesce a farti arrivare quel saluto.

sabato 4 agosto 2018

Notte e niente giorni di pioggia

C'erano canzoni inascoltabili per una rocker, né avevano il potere delle illusioni.

Affermavano, ad esempio, che i giorni di pioggia non dicono mai addio. E anche se tu non dovevi dare retta, in cerca di ritmi che infrangessero le certezze della vita, ti trovavi a canticchiarle negli anni Ottanta. Ancora.

Brani da discoteca, tu che la discoteca non la sfioravi quasi mai. 

Giorno senza pioggia, chi li vede mai anche durante l'estate.

Notte e niente giorni senza pioggia 

venerdì 3 agosto 2018

Con la faccia

Chissà perché al rock ruvido con i jeans ho spesso preferito quello teatrale. Come se la musica non (si) bastasse, come se dovesse chiedersi di più.

Dai Kiss ad Alice Cooper, ho sempre amato studiare le maschere, l'emozione di trovare i colori per dipingere qualcuno che ti assomigliasse e il sorriso per poi assicurare: non sono io.

Come sono io. Davanti a uno specchio cosparso di gocce mi offro alla mia indagine, con la faccia senza trucco e trucchi. Come dopo un concerto in cui si travestono gli eventi della vita. 
Non so se io mi sia appena tolta una maschera, la voglia indossare oppure sia sotto la pelle che offro agli sguardi, compreso il mio.

So che posso sorridere di ogni bellezza e di ogni imperfezione, pensando che siamo la medesima cosa.


Notte e solo sui fogli

Quel ticchettio, fintamente smorzato dal tablet al telefono, a coprire il rumore dei pensieri.

Riprendo i fogli, li vergo con gentilezza perché il silenzio sia adeguato compagno di tutto ciò che scorre dentro, li ripongo.

Ho scritto tanto, le dita che si arrampicavano su specchi travestiti da schermi.

Solo sui fogli canta la libertà senza soffocare altre melodie. Solo sui fogli ti sembra possibile essere sincero, non solo provarci.

Notte e solo sui fogli 


giovedì 2 agosto 2018

Notte e nessuno sa quanto sia importante

Un dettaglio, un sorriso, un'informazione, una speranza. A volte sembra che nessuno sappia quanto è importante.

Il magone tenta di affacciarsi, finché una stella deliziosa ti illumina.
Ma tu sì.

Tu sai quanto sia importante. Tu ha un'idea precisa di quanto sei disposta a fare per afferrare tutto ciò. Nient'altro conta, se tu stai allungando la mano.

Notte e sa quanto sia importante 

mercoledì 1 agosto 2018

Notte e detto dai bambini

Il dolore innocente, ecco che mi percuote ancora. All'ospedale ogni sofferenza e ogni sforzo di rimettersi in piedi mi attraversano. Ma non come quello dei bambini.

Eppure proprio loro mi ridanno la speranza. La bimba che prova e riprova a camminare diritto e intanto sogna di essere al mare. Il piccolo che sfreccia con la sua carrozzina.

Quando rientro, i ragazzini stanno giocando a basket fuori dall'atrio. Sulla sedia a rotelle, come ali d'angelo. Un signore con i capelli bianchi cerca di placare i loro tiri, poi sbuffa ridendo.

- ragazzi, piano che sono anziano.

I bambini non gli dicono che è falso, non conoscono veli sulla realtà. Uno di loro si fa interprete:

- No, ma sembri bravo.

La partita continua senza finzioni, a caccia di vita. 

Notte e detto dai bambini.