Aspetto un amico davanti a un bar. Una signora anziana si ferma e mi squadra: noi non ci conosciamo vero?
- No, signora, confermo un po' nervosa come tutte le volte in cui non porto gli occhiali e non sono sicura di ciò che dico (Arguta sta ridendo: perché con gli occhiali ci vedi meglio, ah ah?).
Lei annuisce, poi esclama: io però le faccio gli auguri, ok? Auguri auguri, le auguro il meglio.
Diligentemente e quasi commossa, incasso gli auguri da una sconosciuta.
Pochi istanti dopo, mi sfreccia davanti un signore in bicicletta e frena di botto. Mi maledico per gli occhiali lasciati a casa e strizzo gli occhi. Il signore però non mi conosce, perché la sua frase prende altra piega: mi offrirebbe un caffè al bar?
In un mondo normale dovrei ignorarlo. Ma è un mondo bello strano e io mi sento in dovere di spiegargli: sto aspettando una persona, mi scusi. Lui riparte e io mi sento colpa, in questo mondo bello strano.
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