Gusto queste prolungate giornate, che guardano sbigottite, chissà se compiaciute, sommari movimenti.
Mi gusto gli amici, i sentieri, le conversazioni, gli sguardi, i morsi di primavera. Sto con gli altri, come starei con me, calma.
Le corse, le convenzioni, le costrizioni. Le tavolate in cui sei obbligato a ridere per sentirti uguale, mi hanno sempre più comunicato la voglia di essere marziano.
Persino ora che Marte è vicino, in fondo.
Basta essere indaffarata, sono me, incerta e teneramente allegra o malinconica, come e quando lo voglio.
La festa è appoggiare la fronte sul tuo petto e non fingere. Sono così, un angelo dispettoso di Rimbaud che accarezza la pace e ascolta te in ore come altre, tutte uguali e importanti.
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