La sferzata di Slash continua
a farmi riflettere e ho rotto anche le scatole ad alcuni interlocutori, per chiedermi: ma che domande facciamo, noi
giornalisti?
Poi dicono che non serve a
niente, la musica. Oggi mi metto in croce per la madre delle domande rivolte
per confermare ciò che si pensa. Lo faccio anch’io e la mia missione – spero
non impossibile – nei prossimi giorni è cercare di evitarla come la peste.
Mi riferisco a quando sforniamo
una fantastica affermazione e per rivestirla di aria di domanda, ci
appiccichiamo in fondo un bel “giusto?” o “no?” finale. Ah, se ci casco
anch’io.
Mi sono ripromessa di
spararmi nelle orecchie per castigo Paradise City 20 volte di seguito. Ma è un
castigo?
Nessun commento:
Posta un commento