Sento dell'alluvione a Lourdes, mentre uno sguardo alla tv, allo sceneggiato su Bernadette, mi riporta un'altra pioggia, di emozioni e pensieri.
La sua storia non mi porta una commozione istintiva, effimera, ma un solco in cui scorrono emozioni più profonde. Torno lì, ogni volta. A quei giorni bizzarri, in cui arrivai a pregare e ringraziare, e mi infastidii moltissimo perché fui colpita da un banale raffreddore. La prima sera chiusa in albergo, con un tentativo di febbre, e le fiamme delle fiaccole così lontane.
Una piccola sofferenza, con cui sforzarmi di camminare in quei luoghi comunque. Un banale star male, in cui lo sguardo conduceva a chi soffriva davvero nel corpo e chissà. Una piccola amica, conosciuta il primo giorno, che non mi lasciava mai sola. Anche lì, fastidio iniziale di chi voleva stare in solitudine a pregare. E riuscì farlo solo una mattina all'alba.
non c'era nulla, quel giorno, se non un vuoto dolcissimo in cui vibravano luci e voci. Non so se fu il momento più vero, oppure il più autentico fu quando dovetti compiere gesti "per forza".
Per forza, come se fossero contro me stessa, mentre me stessa ritrovavo.
Tutto questo e molto di più scorre in me, quando la piccola anarchica mette da parte tentazioni rabbiose e si accoccola ai piedi di un sogno reale.
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