Il mio amico greco mi scrive una mail tristissima, intinta di foschi presentimenti. E io, che dovrei consolarlo, nello stesso inchiostro intingo la mia penna.
Il suo Paese sprofonda? Non vedo il mio volare, nemmeno mantenersi a questa quota. E se sposto lo sguardo attorno, quale consolazione gli posso offrire?
Odio nuovo e antico, vecchie e solide forme di propaganda, apparenze che trascina sovrana i giudizi, volti che compaiono sui nostri schermi e nelle nostre vite a scuoterci.
Amico, non ti so consolare. Ma quando ti ho mandato la mail di risposta, sono già pentita, terribilmente pentita di non averlo saputo fare. E forse questa è la mia salvezza, che ti porgo come un timido abbraccio.
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