Così trovo Willy. Non quello del mio romanzo edito da Mursia, ma non credo di andare poi così distante. Il mio Willy ha un volto tutto da scoprire, anche quando pensi di averlo individuato tra le pagine.
Oggi parlando con le magnifiche creature che si occupano del progetto Porcikomodi all'interno di quell'immenso abbraccio è che Vitadacani, il discorso è andato su di lui e ho dovuto incontrarlo, almeno virtualmente.
Willy è un torello che ha deciso che il suo destino poteva essere scritto anche da lui. Che ha scelto la libertà, a ogni costo, e ha sfidato ogni ostacolo, anche recinzioni altissime e la testardaggine degli uomini a dover dettare la propria legge.
Ma Willy non aveva la minima intenzione di arrendersi, e anche quando è parso che la sua storia dovesse avere un drammatico, scontato epilogo non è andata così. Perché se sei vuoi essere libero, se lotti con tutte le tue forze, persino il destino ti può dare una chance.
C'è un passaggio particolarmente prezioso per me, nel racconto di coloro che hanno portato a compimento la sua salvezza.
Lui aveva un nome, e il suo coraggio lo aveva affrancato dallo status di animale-cosa che condanna i suoi simili.
Ho pensato che forse questa mia passione, ossessione per molti di dare dei nomi agli animali che incontravo (e alle piante), con una inspiegabile eccezione, potesse avere questa segreta intuizione. Che era per poterli abbracciare nel nostro percorso comune di vita. Per stare al loro fianco e imparare da loro. Per non pensare che fossero al mio servizio, per imparare a smettere di nutrirmi della loro sofferenza.
Il cammino è lungo e faticoso, ma che importa purché io trovi Willy (e la libertà).
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