lunedì 9 novembre 2020

Sui passi del mio mondo

Quando sono diretta verso il centro, devo spesso deviare i miei passi. O forse riportarli dove è giusto che ripassino il loro senso. 

Per tanti anni, avevo sfiorato il parco incantato, quando giocavo le mie incerte carte da cestista nel vicino palasport o quando scendeva la sera e vedevo mia zia uscire dagli uffici di fronte, ripiegarsi alle incursioni del freddo e tornare a casa.

Sono scivolati via, gli anni, e oggi so qualcosa di più di quel parco: lì hanno riposato tante persone, che avevano dovuto affrontare un'epidemia quattro secoli fa. Colpiti senza colpe, sprofondati nella terra e spero risaliti fino a questo cielo azzurro senza invadenze: sul suo sfondo la chiesetta, in cui non riesco a entrare da troppi anni. Il lazzaretto: lì dentro forse qualcuno dei miei avi che non ce l'ha fatta oppure è uscito con una muta preghiera.

Così quando entro nel parco, sento i piedi che vanno per conto loro. Sui passi del mondo, del mio mondo che procede, incespica, si interroga, proprio come faccio io. E camminiamo insieme, senza essere più certi del tempo e dei tempi.

Io qui, sono già stata. Sui passi del mio mondo, respiro una strana pace.




 

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