La pressione allentata di clienti in trattoria fa scaturire una simpatica conversazione, alimentata anche dal vento tenace e dal camino tentatore.
Lui racconta di quando aveva il bar a Milano, nella zona dei giornali, e di come era devastante e irresistibile quel mondo. Cronisti che entravano, mancavano giù caffè e bianchini, scavando tra il fumo, esemplari di giornalistica umanità senza rete. Nel senso che niente Internet, pc selvaggio e l'urgenza di dover uscire nel mondo realissimo.
Tutto è cambiato, sospira.
Ricordi tanti colleghi di quel mondo, uno su tutti il mio mitico Antonio che ci insegnò ad affrontare la nera in ogni condizione, orario e dissennatezza.
Non è tutto finito. Penso a una collega che qualche giorno fa ho visto all'opera con dolce ostinazione e una profonda umanità.
Ma non oso addentrarmi a Milano, attorno a quei palazzi, anche per paura di trovare tutti astemi e mi fermo qui perché una non fumatrice non può rimpiangere altro.
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