Saluto pensierosa il viaggiatore che parte. Non va lontano, ma da quando il treno non è più il mio principale mezzo di spostamento, avverto sempre una certa malinconia.
Come se chi salisse non dovesse tornare per lungo tempo e più. Mesta, mi allontano, fingendo di non cogliere i segni di degrado nella stazione che pur è relativamente nuova. Finché incrocio un'ombra, uno che il treno l'ha appena perso: lo capisco da corsa e sospiro.
Lo riconosco e lo chiamo. Il tempo di girarsi ed è un abbraccio felice. Lui va un po' più lontano, prima tappa e poi Roma. Ci eravamo sentiti, ma visti no, da un po'. Tuttavia, avevo chiacchierato piacevolmente con la figlia un paio di settimane prima, oltretutto siamo compagne di tifo giallorosso.
Lui no, precisa sorridendo: tifa Fiorentina. Ci guardiamo negli occhi e siamo d'accordo sul fatto che un parcheggio ci renderebbe se non felici, sereni. E non è meglio?
Buon viaggio.
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