Le sue mani giocano delicatamente con il bicchiere.
E io devo rinnovare il rito: lei ha costruito la nostra casa, quarant'anni fa.
Mani garbate, mani solide che si fermavano solo quando si affacciava la bambina curiosa di fronte all'arte dei muratori di Fosseno. Un attimo lieve e prezioso.
E lui era tra i più pazienti, che a quella bambina parlava volentieri, tra mattoni e pietre.
Ora, muratore superstite di quei tempi in cui si correva a costruire una casa e poi un'altra, stringe appena il calice dell'aperitivo, il suo rito quotidiano.
Lui non lo sa, di aver aiutato un mago. E di avere portato la luce sul viso di una ex bambina.
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