No, non miro a sottrarre la guida di Facebook a Mark. E' che oggi riflettevo - e con duro sforzo - mentre ero al volante. Mi indisponeva il comportamento di tre quarti dell'umanità nelle mie condizioni e qualche volta ho sclerato pure.
Che cosa accade, quando uno si permette di tagliarti la strada, fregarsene di una regola o anche solo procedere un chilometro in meno del massimo consentito? Anzi, anche solo esistere.
Che il peggio di noi esce, spesso, istantaneamente. Cose che non diremmo mai in condizioni normali, ovvero a contatto con gli altri, fuoriescono con una violenza che non finisce mai di stupirmi. O meglio, non mi stupisce affatto, finché mi degno per qualche motivo di dedicare attenzione al mio comportamento.
Protetti dal nostro abitacolo, che sia vero o no, ci sentiamo onnipotenti.
Ora, le differenze si assottigliano rispetto a quando siamo al volante della rete. Di Facebook come di qualche altro potente mezzo.
Basta essere protetti, da qualcosa di illusorio, per sentirsi i re del mondo. Esaltati o linciati, tanto nulla accadrà realmente. O così ci pare, finché andiamo fuori strada, da noi stessi.
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