Controllo, prego. Ha ragione, dottore, sfuggirò anche da me stessa e da questa irrefrenabile tendenza al controllo.
Mi sono messa in moto, cinque minuti mancano al traguardo. Istintivamente, la mano si dirige verso la borsa: dove avrò il telecomando? Ma dove l'hai messo sempre, zio canarino, no? No, perché la stessa, dolcissima Giuly ieri sera ha aderito al gruppo "La mia borsa è un oceano". Quindi per l'intero tragitto devo cercare il telecomando. Le chiavi. L'altro telecomando. Quando guido io, è più imbarazzante.
Invece no. Questa sera non lo cerco. Il telecomando sarà dove sarà. Quando mi serve? Quando sono davanti al cancello. Ecco, lo cercherò allora. Guarda che sballo questa strada, ma quelle luci colorate ci sono sempre state? Sembra un panorama da vacanza. Tieni duro, Malu. Non occorre cercalo adesso. Anche a costo di inchiodarmi un'ora al cancello.
Arriva il traguardo, immerso nella sera. Infilo senza esitazioni la mano nella borsa. Il telecomando è lì, dove doveva essere. E se non ci fosse stato, amen.
Ha ragione, dottore. Non bisogna per forza controllare tutto. Un giorno, magari il telecomando mi afferrerà lui. E allora saranno dolori. Oppure no?
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