Una delle manovre che adoro è smontare. Qualsiasi cosa. L'obiettivo principale è aggiustare o rimontare, ma non è obbligatorio.
In fondo, è piacevole anche così: smontare (per giusta causa) e osservare tutte le parti, studiandone la natura. Una tentazione che coltivo fin da piccola, tant'è che meditavo di intraprendere il mestiere di meccanico. Mi sono arenata presto, grazie a Dio, per il bene delle macchine. Però che sballo sarebbe stato, mi dico.
Quando ho un cacciavite in mano, potrei smontare il mondo. Fermi, dove scappate. Sono pacifica, io. Ma che meraviglia tutti quei calibri - si dirà così, o sto acquisendo una natura violenta e mi confondo? - tra cui scegliere. Mi illumino che il sole impallidisce, in confronto. Come ammettevo, non è garanzia di ricostruzione corretta. Ma ci provo, sempre. E fossi così brava su fronti meno "fisici", che differente esistenza condurrei!
Ma sono felice così, mi piace smontare (non me ne devo vergognare, devio la strofa di una nota canzone). Persino nell'inconscio. Una notte, nel culmine di un sogno, devo aver afferrato la sveglia sul comodino e me la sono stretta al cuore. La mattina, la poveretta ha compiuto il proprio dovere e si è messa a strillare; con tanto choc che l'ho scagliata a terra. L'ho rimontata tutta, amorevolmente. Non suonava più, ma era l'unico particolare stonato.
Vorrei saper smontare meglio, prima. In un altro senso. Dai carichi eccessivi, dalle responsabilità non dovute, dal tempo sottratto senza alcuna ragione. Vado a prendere il cacciavite, ho trovato la missione possibile per le prossime settimane.
Buono smontaggio a tutti.
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