Mi manca il mio cammino, mi mancano le fiamme sincere che puoi contemplare. E se le contempli con un bicchiere di vino, è pura meditazione.
Mi mancano talmente che ieri sera stavo appiccicata con gli occhi e la mente al cammino del locale, e studiavamo la ragazza che con maestria - coltivata da 14 anni, assicurava - disponeva i legni.
Il ghiaccio prima o poi si scioglierà, e potrò tornare dal mio camino. Papà lo domava come solo lui sapeva fare, e lo curava come un bambino quando si spegneva; io sono un'adorabile pasticciona, ma non mollo, anche quando fa i capricci. Mi sono autonominata la regina del camino, e guai a chi me lo tocca. Va bene, un aiutino... ma fermo lì.
Lo adoro anche se una notte il ghiro mi tirò un brutto scherzo e ci fece vedere i sorci verdi, fino all'intervento provvidenziale che pur qualcuno mi rinfaccia ancora.
Lo amo, perché da quelle fiamme escono pensieri genuini, mormorii simili a chiacchiericci dai legni che si vanno a immolare, la pioggia che si affaccia e bisogna mandarla al suo posto: tutto attorno tace per restare ad ascoltare.
E difficile sottrarsi al fascino del camino, a quelle fiamme che si sprigionano dalla legna che profuma di bosco fino a diventare rosse nella brace, attorniate dall'argento della cenere. Raccontano di muschio, delle bellezze delle stagioni, e il fumo che sale su, sempre più in alto, disperde nel cielo i tuoi pensieri e i tuoi sogni. Giuli
RispondiEliminaDolce Giuli, non sottraiamoci allora. grazie, cara
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