La poesia parte dal cinismo, talvolta.
Spio la fermata dell'autobus per eventuale soluzione bis, ma si accumulano gli utenti (che pessima parola) e il bus non si vede. Finché avverto un lieve bussare. Timidissimo, ma anche un po' stupito, si affaccia il sole. Sbircia il parco innevato e attira anche il mio sguardo sulle cime di due alberi immensi: due coppie di uccelli si riposano, macchie nere che spiccano il volo contro il cielo bianco, quando qualcosa turba la loro quiete. Oppure, li rimette semplicemente in viaggio.
Il sole dietro la neve. Dentro la neve. Come se volesse scendere e giocare. Non ha quell'aria agguerrita così umana di chi vorrebbe strillare: ehi, fino a pochi giorni fa comandavo io.
E' il sole e sa stare al suo posto. Un ultimo sguardo, un'ultima dolce luce sui fiocchi birichini, e si ritrae. Forse anche il cinismo.
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