Sfoglio il mio "compleannometro", ma oggi non c'era bisogno e vi spiego presto perché.
L'8 febbraio compie (51 anni) un ragazzaccio di nome Vince Neil, ma spesso sono i ragazzacci del rock a tirar fuori le ballate più belle. Difatti, nella mente si innesta il ritmo di "Home sweet home".
Il potere della casa mi afferra. La casa dove stiamo, dove siamo stati, dove andremo. Forse è vero che ne esiste una vera soltanto, che ci attende e dove già si sono incontrati sorrisi speciali: oggi penso a quello della mamma di una contessa, che della figlia può andare fiera.
Io sogno spesso le case. Quelle della mia infanzia, dei miei nonni, o altre che ho incrociato, altre che incontrerò o che non vedrò mai. Abbandono i Motley Crue, e ripenso a quella frase dolcissima che mormora Beth nella canzone al marito, Peter Criss dei Kiss: our house just ain't no home.
Vorrei che anche in italiano ci fossero due parole capaci di esprimere la differenza tra l'edificio e il luogo dell'anima. Eppure forse il potere della nostra unica espressione è quella di racchiudere.
Oggi grido auguri a un ragazzaccio che magari metterà la testa a posto, magari no. E lo sussurro dolcemente a chi celebra un compleanno diverso, verso il quale siamo ancora combattuti, perché l'amore è così, ti trattiene e poi ti slancia: un compleanno in cielo.
"A volte non riesco a stare nelle mie cuciture". Il cuore non tace, anzi batte più forte e corre verso una "Home sweet home". Forse sarà così. Comunque sarà una casa piena di luce.
Che bella riflessione Cara Malù. Grazie!
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