Non ho avuto modo di guardare la prima serata di Sanremo, non so se avrò la volontà o la possibilità di seguirne le altre. Non per snobismo, quest'anno mi sarebbe piaciuto anche andare almeno una sera: vorrei provare l'esperienza dal vivo, ma sarà per un'altra volta.
Con il festival ho sempre avuto un rapporto conflittuale, anche perché sono una rockettara. Inutile nasconderlo, ho sempre tifato per gli sfigati rumorosi, anche se poi magari qualcuno è diventato importante: difatti, in seguito non mi è piaciuto più.
Ho avuto pochi brividi negli anni, uno fortissimo negli anni Ottanta, quando i Kiss (ancora loro, che devo fare) annunciarono il loro arrivo in pompa magna. Poi (pare per amore) non ci misero piede, in Italia, e ci fu un improbabile e un po' inguardabile collegamento americano.
Ma tutti ne parleremo in questi giorni, che ci piaccia o no, che lo guardiamo o no. Niente di male, anzi forse una relativa certezza in questi tempi miseri.
Sento dire che sarà Twitter a salvare il festival. Io penso che saremo noi, volenti o nolenti, così richiamati dalle tradizioni anche quando ostentiamo freddezza. Poi, finché c'è Gianni...
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