Sono grata alla mia professione che ha cercato di strapparmeli. Perché gli aggettivi sono come pietre.
Aguzzi e senza pietà, scagliati con una facilità disarmante: vedi che si avvicinano con la lentezza che non lascia scampo e quanto, quanto tempo per liberarsene. A volte, restano conficcati sulla tua pelle.
Gli aggettivi scherniscono, mettono a fuoco bugie ed esagerazioni, si intingono nel veleno.
Aguzzi e senza pietà. Tranne quando li rivolgiamo verso di noi e ciò che ci fa comodo. Allora li plasmiamo, ammorbidiamo, coccoliamo. Allora, forse, sono il vero pericolo.
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