Forse voi sarete migliori di me e conoscerete il numero esatto delle ragazze nigeriane rapite un anno fa.
Un anno fa. Trecentosessantacinque giorni.
Quasi ogni giorno ho pianto per loro, eppure non sono certa del numero. In molti articoli, ho trovato questa espressione: quasi trecento.
Quasi. Se ogni ragazza la vediamo come nostra figlia, nostra sorella, avvertiamo tutta la follia di quell'avverbio.
Quasi, come se si potesse comprimere il dolore.Ciascuna di loro è un volto, un'anima, una ferita, una famiglia. Non ci sono scorciatoie.
E hanno trascorso un anno lontane dai loro cari, dalla speranza, dalla vita che semplicemente conducevano, con un unico crimine riconosciuto da quei vigliacchi: studiare.
Le ragazze della Nigeria, un anno dopo. Quanti di noi pensano ancora a loro. E anche chi ci prova, anche chi si ribella a parole, può cadere in quel "quasi".
Bring back our girls.
Perché non possiamo andare a prendercele, noi quasi (quasi) più vigliacchi di quelli che le hanno portate via.
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