Non ci posso credere. No, non posso credere che nella regione lesta a definirsi la locomotiva e la terra del lavoro, si taglino i treni a chi deve andare a lavorare.
Che nella Lombardia pragmatica si corra a mettere treni per la gallina domani (di incerte proporzioni e frequenza) e si faccia cadere l'uovo di oggi, con noncuranza.
Non riesco a pensare che la mia città, abituata ad andare nel mondo e ad accoglierlo, si trovi con meno collegamenti con la sua Milano (perché sì, è anche un po' nostra), per non parlare della nostra Malpensa, per accogliere il mondo a Expo. Come se non potessero convivere.
Non ci voglio credere. Voglio pensare che qualcosa possa accadere, ancora. Che lunedì 27 non sarà questo groviglio di contraddizioni, ma che le persone di buona volontà e buonsenso possano fare qualcosa.
Io vengo a dirti addio, treno delle 8.04. E come una folle o come un'illusa, visto che siamo pure la città del film festival, sogno che qualcuno arrivi a Busto e dica: no, questo finale va cambiato.
Tra l'altro non sono convinta che siamo proprio un ovetto
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