Se una persona rifiuta una cura, se rifiuta la vita, se fa una scelta per chi ama, una marea di se di fronte al quale opponiamo il nostro ma.
Il dolore (altrui) con la (nostra) verità in tasca. Tutto il tempo che buttiamo a bollare le scelte dolorose degli altri e a decretarne la (in)giustizia, potrebbe essere impiegato a lenirne la sofferenza. O magari a vivere, noi.
Gettiamo invece il silenzio alle ortiche, chiudiamo fuori la compassione e via con quel suono insidioso, meno violento e più subdolo del ticchettio delle vecchie macchine da scrivere.
Le nostre dita si avventano feroci sullo smartphone e stanno già dilaniando qualcuno.
Il dolore con la verità in tasca, procura ancora più male.
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