Così un amico mi confeziona un involontario scherzo: con la sua truppa di motociclisti arriva all'isola dei miei sedici anni e le immagini scavano facilmente nella mia memoria.
Batsi, Andros: avevo qui confessato anche un tema a scuola, a riguardo. Corro indietro, senza nemmeno accorgermi. A dire il vero, ho fatto poi un bis da ventenne. Ma chi la dimentica più quell'estate: la prima di totale indipendenza e il sole della Grecia che giocava con la mia pelle senza ferirla. La luna era anche più benevola e tanto io già toccavo il cielo con un dito.
Io quell'isola, dove provavo un insolito e gradevole caldo, oggi me la ricordo così fresca. Roba da respirarla e sentirsi sedici anni ancora addosso. Forse per questo non ci sono poi tornata, allontanandomi da quel dono offerto così vicino ad Atene e alla costa.
O forse perché assomiglio un po' alla statua del marinaio che lì agita la mano al primo vento, in realtà rivelando di voler ripartire.
E si parte in tanti modi, a volte non tornando mai. A patto di avere ancora dentro quella freschezza, che batte i sedici anni, perché il tempo si perde per strada quando si è in viaggio.
Notte e la freschezza di un'isola (batte i 16 anni).
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