Sul treno scivolo in una scena dolcissima. Ci sono dei ragazzini, con una maestra credo, che stanno tornando a casa in ritardo per un inconveniente.
Non ci sono occhi spavaldi, ma tracce di incertezza. Paura che i genitori si preoccupino, ad esempio, mista alla stanchezza di una giornata forse bella ma impegnativa. Sì, improvvisamente mi sembrano così fragili.
La maestra con una dolcezza che mi incanta, li raduna tutti e dice: con ordine.
Poi si fa dare il numero di cellulare da ogni ragazzo e provvede a chiamare dal suo telefonino e a far spiegare la situazione all'alunno. Telefonata dopo telefonata, scende la serenità su quegli occhi. Una ragazzina sola resta triste, perché non riesce a farsi rispondere dalla mamma.
- Non hai un altro numero da chiamare?
- No.
Con garbo, se lo fa ripetere e riprova, con successo. E' così rassicurante, che quasi quasi del mondo comincio a fidarmi anch'io. E quando scendono dal treno i ragazzi, con forze ritrovate, sento di potermi mettere a correre anch'io.
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