Specializzata con incerti risultati in rimozioni, sto alla larga dall'ultima partita della Roma. Di Totti. La medesima cosa, mi viene da aggiungere e trovassi una gomma, cancellerei subito.
Stanca di veder cambiare maglie e anima, più di una volta mi sono dichiarata: se non ci fosse Totti, non tiferei nemmeno più. Fin da bambina, ho amato la Roma per tutto ciò che mi trasmetteva e chiudevo gli occhi davanti al vacillare dei miti.
Falcao, perché non hai tirato quel rigore nella partita nefasta contro il Liverpool?
Ma tutto passa, (quasi) tutti passano. Da quel giorno in cui mi buttarono fuori dall'albergo della mia città perché con uno stratagemma entravo e chiedevo l'autografo alla Roma, la Roma di Liedholm, è passato fin troppo. Un mondo, penso. Ma Giorgio Rossi no: lui è la mia vera, indissolubile bandiera.
- Ragazzina, non piangere, aspetta fuori che adesso usciamo tutti e avrai i tuoi autografi.
Giorgio ha fatto il massaggiatore sempre della Roma, gli è costato molto andare in pensione, lo so. Quando andavo nella capitale, c'era modo di salutarsi e lui arrivava così vestito in stile Roma, che sorridevo di gioia. Impossibile fare due passi senza sentirsi offrire un caffè con lui.
Totti, all'inizio quasi non mi ero accorta fosse arrivato. Poi un giorno chiamo Rossi e mi dice: ciao, bustocca, sono qui a fare i massaggi al Pupone. Così Francesco è entrato nella mia storia, nella mia vita. Sperando di potermi fidare, ma non urlandolo: adesso gli offriranno un megacontratto altrove, adesso dovrà tirare il rigore della nostra vita, adesso… Non mi sono mai resa conto di quanto dentro di me l'avessi messo alla prova, prima di arrendermi.
Se non ci fosse Totti, una bandiera così indissolubile, mi sa che ritirerei la maglia di tifosa, perché questo calcio non mi garba più. Lo mormoro, perché nell'armadio ho la maglia di Daniele De Rossi e capto la contraddizione.
Finché arriva quel giorno: Totti, non c'è più davvero. Esce dal campo e io cerco di non guardare, per precauzione. Mica che questa folle convinzione sia reale. Lui tornerà dentro, uno, dieci, venti minuti. Oppure un altro arriverà come lui, perché mica è un eroe: è un giocatore speciale e una persona alla quale voglio bene, ma non un salvatore del mondo.
La mia fiducia nello sport e nella fedeltà che si può avere anche nel calcio, in un tempo avido come questo, però, l'ha salvata. E allora mi sento immersa in un bel casino.
Grazie, capitano. E inventa qualche altra azione, ti prego, per tirarmi fuori da questo pasticcio.
Notte e se non ci fosse Totti.
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