Tutta la vita, signora Giovanna. Se chiudo gli occhi, la vedo scorrere così rapidamente che mi manca il fiato. Sono bambina e lei già una distinta signora, una mamma e donna innamorata.
Poche settimane fa, mentre lei mi parlava accanto a suo marito, i suoi racconti erano sempre eleganti com'era nel suo stile e più forti, più forti di tutto, anche della malattia. Eppure quel giorno c'era qualcosa di ancora più irresistibile della determinazione nel vivere per cui l'ho sempre ammirata in questi anni.
Era la dolcezza. Quella che riversava sui nipoti, parlando di loro e dei loro talenti, così diversi, ciascuno prezioso. Sulle figlie delle quali andava così fiera, e naturalmente di lui: dell'uomo che per tutta la vita aveva avuto al suo fianco e ogni sera con dolcezza dovevate salutarvi, come era accaduto fin dal primo giorno.
Tutta la vita, tutto ciò che so ripetermi mentre lei va via con l'ultimo sorriso. E io trovo un angolo in cui piangere e mandare ragionevolmente al diavolo chi chiede soltanto.
Non dà, come ha sempre fatto lei. E credo continui a fare, lassù. Per tutta la Vita.
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