A volte, a furia di non poter essere dappertutto, ti sembra di non essere da nessuna parte. A mettere un po' di ordine amorevole, ci pensa un amico.
Quando arrivi da lui, sai che sono trascorsi anni, eppure non te ne puoi capacitare. Ci pensa la sua risata a seminare scompiglio ancora nelle tue certezze, perché è la stessa di sempre.
E la rivedi scolpita in tanti momenti di vita. Quando scrivevi o ci provavi, e le porte dell'ascensore si aprivano e arrivava lui, l'Alfredo, spingendo con la furia della vita la sua carrozzina. E un giorno eri proprio giù e mica potevi dire quale tempesta ci fosse dentro di te, ma lui si presentava con quella risata contagiosa e fingeva di stupirsi di come tu scrivessi così veloce.
Facevi la scema, condividevi un dolce o un pensiero, programmavi la prossima festa o scatenavi una battaglia tra le vostre squadre.
Nulla aveva importanza, se non quel punto fermo: la risata del tuo amico.
E se non è cambiata, forse c'è speranza che questo mondo sia migliore di quanto osassi sperare.
Notte e la risata del mio amico.
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