La canzone, quasi rappeggiante, mi riporta ai giorni precedenti. All hell's breakin' loose. Ci vedo l'orgoglio di un piccolo grande batterista, Eric Carr. Quest'anno lo ricorderò in modo speciale.
Nei giorni scorsi, pur di appassionarmi, cercare di capire e arrendermi con dolcezza, ho studiato le elezioni americane dal punto di vista rock. Tutto l'inferno si stava scatenando. Era interessante vedere le differenze, anche generazionali. I miei ragazzotti sessantenni non esprimersi, o farlo a favore di Romney. I giovincelli cinquantenni, optare per Obama. Comunque tutti ritrovarsi a gridare: votate.
La ribellione un tempo era mandare al diavolo tutto. Il sistema, questa parola orribile e vuota, da ignorare, abbattere, calpestare. Oggi i miei rocker (per dovere di cronaca, annoto che anche il pc continua a cambiarlo in cocker) si sono calmati; non solo loro.
L'inferno si è calmato ora, e ciascuno sta pensando al proprio cd, al proprio concerto, alla propria trasmissione radiofonica.
L'inferno, fuori, continua. Ma ripartiamo verso un'altra missione, mentre la musica non si spegne.
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