Pare che per dirlo io debba oscurare i titoli del telegiornale e fermare la connessione a ogni dispositivo. Eppure non è così.
È nella notte che viene da cercare la luce e la si può trovare solo mettendosi in moto, uscendo dal proprio giaciglio. È quando tanto male attira gli sguardi, che ferve la voglia di seminare bene e soccorrere, anche nelle persone che sembrano fragili e non si sentono particolarmente buone.
E sono felice di vivere anche questo periodo dei cristiani, sfoglio le riviste che mi dava don Lorenzo Cattaneo anni fa dedicate a Paesi dove si era già minoranza. A volte, essere meno significa anche ritrovarsi. Ripartire dalle origini e sentirsi così innamorati dell'essenziale da non avere paura di dialogare con altre fedi. Sentirò questo tanto più dopo la giornata straordinaria con Papà Francesco, ma voglio scrollare via quella polvere cupa.
Ecco, costi quel costi, soffriamo che soffriamo, sono grata di vivere questo periodo che ci spacciano e talvolta in effetti percepiamo come spaventoso. È il più bello, nonostante il dolore profondo, almeno perché possiamo cercare di cambiare le cose.
Notte e il periodo più bello.
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