martedì 10 aprile 2018

Se Richie e Jon Bon Jovi suonassero insieme ancora (un mondo migliore)

Sai cosa mi importa della Hall of Fame: sì, traguardo simpatico, ma c'è una parola magica, molto più potente. Insieme.

Ho contato i ritardi, nel rendere merito alle band. Non riesco nemmeno a scompormi vedendo "entrare" i Dire Straits solo adesso o l'esclusione pazzesca di turno. I Bon Jovi dentro, ok senza scandalizzarmi del (troppo) tempo.

Io sono sedicenne, ancora. Sono a Losanna. Questo capellone biondo qua davanti, quando si muove, che voglio vedere i Kiss. Per non parlare del batterista che con il suo ardore mi sta allontanando dalla posizione strategica appena conquistata.

Cosa mi ricordo di quel concerto quando calcolavo i minuti prima che i Bon Jovi se ne andassero via: prometto che vi compro il vostro primo disco eh, fatto, ma ora sloggiate.

Forse qualcosa che scopro solo quando l'incantesimo finisce in frantumi, quando Richie Sambora se ne va.

Insieme. Che fine ha fatto quella parola magica? Da allora, ascolto diligente Jon, l'ammiro per il suo impegno sociale, un paio di sue canzoni sono un riferimento nella mia vita.

Ma io sono ancora sedicenne oggi e li rivoglio insieme. Così quando sento che questo è accaduto, che Richie e Jon hanno suonato per una volta uniti, io credo già in un mondo migliore.

Come quando i Kiss si presentarono anche con Ace e Peter (e il cielo sa che nonostante il dolore sono convinta che la separazione fosse stata necessaria). Come quando Vince Neil ritornò dai Motley Crue. Non come quando Axl Rose si è messo a cantare per gli AcDc.

Nessuna verità o certezza, solo un bisogno. Quello di credere in un mondo migliore, in cui nella musica è possibile ciò che non riusciamo a fare nella vita. Suonare insieme, per rendere felici gli altri, forse persino noi stessi.

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