giovedì 5 aprile 2018

Se (non) si chiamasse dialetto

Si chiama dialetto. E se non si chiamasse dialetto? Forse non si chiama, dialetto. Lingua, cultura... Mi piace questo termine, voce.

Io leggo, ascolto, assaporo, scrivo un poco, ma parlo raramente il dialetto, nei luoghi dove mi sento più libera, come nello stadio e nella mente. Sabato 7 aprile in biblioteca (quella che se esiste, lo deve a Roggia, un professore piemontese e mondiale che a Busto ha dato tutto per riflettere) ci confronteremo, assaporeremo, ci rimbrotteremo su quella e quell'altra pronuncia…

Perché a Busto siamo così. Diversi da tutto il mondo attorno, giusto perché il mondo amiamo. E ci dividiamo pure tra noi, perché la pronuncia di Sacconago ad esempio sa differenziarsi. Ma dove sembriamo dividerci, ci ritroviamo.

Se non si chiamasse dialetto, chissà quanta importanza gli verrebbe attribuita anche da chi oggi ne sorride.

Io lo chiamo dialetto, voce, identità, energia. E più di tutto, voglia di ritrovarsi dentro qualcosa tracciato da altri, in cui possiamo sentirci liberi. 

Nessun commento:

Posta un commento