Forse la sola parola basta a far girare pagina. Guatemala? Che cos'è? Per qualcuno anche dov'è, ma questa è un'altra faccenda e non voglio lanciare un dibattito sull'efficacia o meno della scuola.
Terremoto, il primo giorno 48 morti, poi una dissolvenza. Normale, normalissima, perché non frega niente a nessuno. Perché non c'è una lacrima, se non frettolosa, il primo giorno. Anche i social network stanno alla larga.
Del resto, guardate il massacro costante in Siria e contiamo le mobilitazioni.
Per trovare sdegno bisogna andare in un'altra parte del Medio Oriente, dov'è in atto una guerra (leggi, tra due eserciti, ufficiali o no). Oppure aspettare il solito intervento del Paese sgradito di turno.
Ma in Guatemala si può morire, in Siria idem. Così nei Paesi africani si può essere aggrediti, umiliati, uccisi: silenzio prego.
E' una storia così vecchia che potrebbe darmi la nausea e spingermi a pensare ad altro, se non ci fossero di mezzo vite umane. Ogni vita conta: in ogni terra che sia chic sostenere o criticare a priori, se non ignorare, non me ne frega un fico secco. Di quello che ritieni tuo amico, o simpatico, e di quello che reputi un idiota, o un assassino.
Did you hear about... Guatemala?
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